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Quaderni di Tecnostruttura - Quaderno del 1° ottobre 2013

La programmazione Ue 2014/2020, lo stato dell'arte

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Il Quadro finanziario pluriennale 2014 - 2020

di Giuseppe Di Stefano, Michela Fagioli

Settore Fse - Tecnostruttura

Il Quadro finanziario pluriennale (QFP) traduce in termini finanziari le priorità politiche dell'Unione europea per una durata compresa fra i 5 e i 7 anni. L’articolo 312 del Trattato di Lisbona stabilisce che il QFP, sotto forma di regolamento, deve essere adottato all’unanimità dal Consiglio previa approvazione del Parlamento europeo (PE) (che può adottare o respingere l’intero pacchetto, ma non può presentare emendamenti). Il QFP fissa gli importi massimi annui (massimali) della spesa della UE, complessivamente e per le principali categorie di spesa (rubriche).
Il Consiglio europeo dell'8 febbraio 2013 ha raggiunto un accordo sul prossimo Quadro finanziario pluriennale che definisce il bilancio della UE per gli anni dal 2014 al 2020 e che dovrebbe garantire la possibilità concreta di intervenire sulle priorità stabilite dall’Unione stessa.
In linea con gli sforzi di risanamento a cui sono sollecitati gli Stati membri (SM) in relazione dalla pesante crisi socio-economica degli ultimi anni, i leader della UE hanno convenuto di ridurre, rispetto al QFP 2007-2013, le risorse finanziarie che possono essere mobilizzate dalla UE. Tuttavia, al fine di promuovere la crescita e l'occupazione sono stati aumentati i fondi destinati alla ricerca, all'innovazione e all'istruzione. I leader hanno altresì concordato di creare una nuova iniziativa comunitaria intesa a fronteggiare la sfida pressante della disoccupazione giovanile.
La risoluzione del Parlamento europeo del 3 luglio 2013 ha approvato l’Accordo politico tra il Parlamento, la presidenza del Consiglio e la Commissione europea (CE), confermando l’accordo raggiunto il 27 giugno dalle delegazioni negoziali dello stesso Parlamento, della Presidenza irlandese del Consiglio e della Commissione.
Sono state infatti accolte le richieste avanzate dal Parlamento (che a marzo aveva rigettato la proposta) su
una maggiore flessibilità (possibilità di trasferimento da un anno all'altro per i fondi non utilizzati e possibilità di trasferimento sia tra un anno e l'altro, sia fra le categorie di spesa per gli stanziamenti d'impegno, ossia per gli importi autorizzati in favore di programmi o progetti), nuove disposizioni riguardanti la revisione del QFP (riesame obbligatorio e successiva revisione del QFP entro la fine del 2016), unità e trasparenza del bilancio.
L'iter legislativo non è tuttavia ancora concluso e il risultato dei negoziati sarà trasposto in un regolamento e in un accordo interistituzionale sui quali il Parlamento dovrà dare il suo consenso a maggioranza qualificata (presumibilmente in autunno), fermo restando alcune condizioni, tra cui la garanzia che le richieste di pagamento insolute per il 2013 saranno completamente evase e che sia adottato un nuovo bilancio rettificativo, in grado di colmare il disavanzo residuo quale identificato dalla Commissione.

Per inquadrare meglio tale posizione e comprenderne le ragioni è utile ripercorrere le tappe principali del negoziato sul QFP.
Il 29 giugno 2011, la Commissione europea ha presentato le proprie proposte per il quadro finanziario pluriennale post 2013 nella Comunicazione COM (2011) 500 “A budget for Europe 2020”, ha predisposto inoltre la proposta di accordo interistituzionale, una bozza di regolamento sul QFP e ha definito le proposte di decisione del Consiglio e del Parlamento sul sistema delle risorse proprie per finanziarie il nuovo budget.
La proposta della CE è stata successivamente modificata (COM (2012) 388) il 06 luglio 2012 prendendo in considerazione l’entrata della Croazia nella UE (avvenuta il 1° luglio 2013) e la disponibilità di nuovi dati statistici.
Il bilancio complessivo quindi è stato fissato per 1.033.235 milioni di euro, pari all’1,08% del reddito nazionale lordo (RNL) della UE, riducendo la percentuale rispetto all’1,12% del RNL dell’attuale QFP 2007-2013 (1).
Il 29 ottobre 2012, in vista del Consiglio europeo straordinario di novembre 2012, la Presidenza cipriota ha presentato una proposta di QFP che ha introdotto dei massimali per le diverse voci di bilancio. Ritenendo inevitabile una riduzione del livello di spesa proposto dalla Commissione (compresi gli elementi fuori del QFP), la Presidenza ha ridotto tutte le rubriche per un importo complessivo di circa 50 miliardi di euro, portando il totale all’1,05% del RNL della UE.
A partire dallo schema di negoziato della Presidenza cipriota, Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio UE, ha avviato una serie di incontri bilaterali con gli Stati membri e la Croazia, e a conclusione di questi, il 14 novembre 2012 ha presentato un’ulteriore proposta con l’obiettivo di raggiungere un accordo per il Consiglio straordinario del 22-23 novembre 2012.
In quest’ultima ha ridotto ancora il budget complessivo, portandolo al 1,01% del RNL della UE, cioè circa 75 miliardi in meno rispetto alla proposta della CE. I tagli si sono concentrati principalmente sulle due più grandi voci del bilancio, la coesione (sottorubrica 1b) e l’agricoltura (rubrica 2).
Il 22 novembre 2012, durante il Consiglio europeo straordinario e a seguito di ulteriori incontri bilaterali, Van Rompuy ha presentato una nuova proposta di QFP che ristabilisce gli importi per le due grandi categorie (coesione e agricoltura), e riduce le altre voci (competitività, Meccanismo per collegare l’Europa, relazioni esterne, sicurezza e giustizia). Nonostante questo sforzo, però il Consiglio europeo non ha raggiunto un accordo rinviando la decisione al vertice di febbraio.

L'Accordo raggiunto lo scorso giugno limita il tetto di spesa massima possibile, per la UE a 28 Stati membri, a 960 miliardi di euro di impegni, pari all’1,0% del RNL della UE. Il tetto di spesa complessivo è stato ridotto del 3,4% in termini reali, rispetto al QFP (2007-2013). Il massimale per i pagamenti è stato fissato a 908,40 miliardi di euro (0,95% del RNL) rispetto ai 942.780 milioni nel QFP 2007-2013. È la prima volta che il limite di spesa complessiva di un QFP è stato ridotto rispetto al precedente (-73 miliardi di euro).
Il totale delle spese fuori bilancio ammonta a più di 36 miliardi ed include le risorse per la Riserva per Aiuti di emergenza, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione - FEG (con importo massimo annuale pari a 150 milioni di euro), il Fondo di solidarietà per catastrofi (500 milioni annui), lo Strumento di flessibilità (471 milioni annui) e il Fondo europeo per lo sviluppo.
Un nuovo sistema di risorse proprie della UE (entrate) è una condizione imprescindibile per l’approvazione da parte del PE; l’accordo, quindi, include alcune ipotesi di nuove entrate: nel sistema di riscossione delle risorse proprie tradizionali, che rimane invariato, gli Stati membri tratterranno a titolo di spese solo il 20% degli importi riscossi (in luogo del 25%); proseguiranno i lavori nella direzione di modificare la risorsa propria basata sull’IVA e il Consiglio ha invitato ad esaminare l’ipotesi che una imposta sulle transazioni finanziarie possa servire da base per una nuova risorsa.
Sono stati mantenuti sia la correzione sia il rebate per il Regno Unito; è stata definita un’aliquota ridotta dell’IVA (0,15% invece dello 0,30%) per Germania, Svezia e Paesi Bassi; infine, è stata ottenuta una riduzione dei pagamenti diretti da Danimarca, Paesi Bassi e Svezia oltre che dall’Austria che ne beneficerà solo per un triennio. Tali misure e l’entità complessiva dell’accordo raggiunto determineranno un risparmio per i Paesi contributori che per l’Italia è stimato a più di 500 milioni di euro per il settennio 2014-2020.

Il bilancio, le rubriche di spesa

La struttura del bilancio è sostanzialmente identica a quella del passato, con la suddivisione in cinque rubriche di spesa, a loro volta ripartite in sottorubriche.

La rubrica 1 - Crescita intelligente ed inclusiva, con una dotazione di 450.763 milioni di euro, è suddivisa in 2 sottorubriche. Le risorse complessive per la sottorubrica 1a – Competitività per crescita e occupazione sono pari a 125.614 milioni di euro. Nonostante l’accordo abbia portato ad una riduzione di 14 miliardi rispetto alla proposta della Commissione europea (CE), l’aumento rispetto all’attuale programmazione è del 37%.
Ai fini della dotazione cui si è pervenuti va considerato, però, l’inserimento del Meccanismo per collegare l’Europa (CEF), inizialmente previsto all’interno della sottorubrica 1b e ridotto rispetto alla proposta iniziale (29.900 Meuro di cui 10.000 Meuro dal FdC), unitamente ai due Programmi di grandi infrastrutture ITER (Reattore nucleare sperimentale internazionale) e GMES (Monitoraggio globale ambiente e sicurezza). In questa rubrica vi sono anche gli importanti programmi di promozione della ricerca e sviluppo tecnologico quali Orizzonte 2020, competenze e mobilità (Erasmus for all), nonché le misure per lo sviluppo dell’agenda sociale per le quali al momento non sono fornite cifre dettagliate; va registrato a tal proposito l’impegno del Consiglio ad aumentare il livello di finanziamento dei due programmi citati.
La sottorubrica 1b – Coesione economica, sociale e territoriale disporrà in totale di risorse pari a 325.149 milioni di euro.

La rubrica 2 - Gestione sostenibile e protezione delle risorse naturali, che comprende i fondi per la politica agricola comune (PAC), il Programma di Sviluppo Rurale e Pesca, è quella che subisce la riduzione maggiore. Complessivamente le risorse attribuite sono pari a 373.179 miliardi di euro; rispetto alla proposta iniziale vi è una decurtazione di circa 13,2 miliardi di euro, di cui circa cinque riferiti al sottomassimale della politica agricola comune. A parziale correzione degli effetti del taglio, viene introdotto un meccanismo di flessibilità fra i due pilastri della rubrica 2, attivabile dagli Stati membri nella misura del 15% delle rispettive allocazioni. La Riserva per le crisi nel settore agricolo (2.800 milioni di euro), inserita nella rubrica applicata in riduzione ai pagamenti diretti, rientrerà annualmente nel budget se non utilizzata. Rispetto al 2007-2013, invece, la riduzione supera il 10% ed è particolarmente importante (15,8%) sulla sezione pagamenti diretti.

La rubrica 3 – Cittadinanza, libertà, sicurezza e giustizia, che comprende i programmi per la giustizia, per migrazione ed asilo, frontiere esterne, cittadinanza, sicurezza interna, dispone in totale di 15.686 milioni di euro (tre in meno rispetto alla proposta CE, ma con un aumento del 26% rispetto al 2007-2013).

Per la rubrica 4 – La UE quale partner globale, che comprende i programmi di cooperazione esterna della UE (cooperazione economica e industriale, programmi di emergenza per fronteggiare le crisi umanitarie, disastri naturali e cambiamento climatico), la dotazione è di 58.704 milioni di euro (fortemente ridotta rispetto alla proposta della CE ma con un leggero incremento rispetto al 2007-2013).

Le spese per la rubrica 5 – Amministrazione sono di 61.629 milioni di euro.


SOTTORUBRICA 1b – Coesione economica, sociale e territoriale

Uno degli obiettivi prioritari dell’Unione europea è la promozione della coesione economica, sociale e territoriale e della solidarietà tra gli Stati membri (SM). Tali politiche fondamentali, più precisamente le politiche di coesione, potranno essere realizzate attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), il Fondo sociale europeo (Fse) e il fondo di coesione (Fc) che opereranno, a seconda delle diverse allocazioni territoriali, per conseguire gli obiettivi strategici della nuova programmazione.

Il totale delle risorse destinate alla Politica di coesione prevede un impegno di 313.197 milioni di Euro per l’obiettivo “Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione” così distribuito:
• 164.279 milioni di euro per le regioni meno sviluppate;
•  31.677 milioni di euro per le regioni in transizione;
•  49.492 milioni di euro per le regioni più sviluppate;
•  66.362 milioni di euro per il Fondo di coesione;
•    1.387 milioni di euro per le regioni ultraperiferiche.

Le risorse destinate all’obiettivo “Cooperazione Territoriale Europea” ammonteranno complessivamente a 8.948 milioni di euro così ripartiti:
• 6.627 milioni di euro per la cooperazione transfrontaliera;
• 1.822 milioni di euro per la cooperazione transnazionale;
• 500 milioni di euro per la cooperazione interregionale.

Il primo dato rilevante è la riduzione delle risorse sia rispetto all’attuale programmazione (che a prezzi indicizzati al 2011 si attesta all’8,4%) sia rispetto alla proposta della Commissione europea (CE). Il risultato può invece essere considerato discreto se si considera l’acceso dibattito durante la fase negoziale che ha riguardato l’ammontare delle risorse destinate alle politiche di coesione che, nella proposta di novembre, erano scese fino a poco più di 300.000 milioni di euro.
Ci sono, in ogni caso, diversi fattori da tenere in considerazione rispetto alla dotazione di questa sottorubrica rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea: ad esempio lo stanziamento per il Meccanismo per collegare l’Europa (CEF), che nella proposta della CE era all’interno di questa rubrica, mentre nel corso del negoziato è stato spostato all’interno della sottorubrica 1a.
Entrando nel dettaglio della distribuzione, sono le regioni meno sviluppate (ex obiettivo Convergenza) a subire la decurtazione maggiore a favore di quelle più sviluppate (ex obiettivo Competitività) e di quelle in transizione (ex phasing in e out). Ma è proprio l’introduzione della nuova categoria di regioni in transizione, oltre ad un numero inferiore di regioni eleggibili tra le meno sviluppate, che rende difficile una comparazione ottimale dei dati.
L’attribuzione delle risorse ai singoli Stati è avvenuta secondo metodologie diverse a seconda delle categorie di regioni e, per tutta una serie di fattori, può aver prodotto in alcuni casi delle differenze non irrilevanti in Stati membri con situazioni socio-economiche analoghe. Per questo motivo, come già avvenuto nel negoziato per le risorse del periodo 2007-2013, a parziale correzione di tali riduzioni, è stata concordata una dotazione supplementare di risorse per gli Stati particolarmente colpiti dalla crisi economica (per l’Italia sono assegnati 1,5 miliardi di euro, 500 dei quali per aree non urbane).
Altro elemento di rilievo è la creazione di un’Iniziativa a favore dell’occupazione giovanile (YEI), a favore di tutte le regioni che nel 2012 presentavano un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25% (potrà dunque beneficiarne anche l’Italia), il cui sostegno sarà di 6.000 milioni di euro, dei quali 3.000 milioni proverranno da interventi mirati del Fse ed altrettanti da una linea di bilancio dedicata.
Viene confermata la proposta della CE per cui le risorse necessarie al finanziamento degli Aiuti per gli indigenti saranno decurtate dall’allocazione totale del Fse per un importo pari a 2.500 milioni di euro.
La CE avrà inoltre a sua disposizione 330 milioni di euro per iniziative innovative in materia di sviluppo urbano integrato.
Oggetto di negoziato al ribasso è stata la fissazione di un tetto al 2,35% del PIL (inizialmente previsto al 2,5% nella proposta della CE) per il massimale di assorbimento (capping) delle risorse comunitarie assegnate agli Stati membri e che comunque non ha alcun impatto sull’Italia.
Importanti sono anche alcune clausole di salvaguardia (reti di sicurezza) per le regioni in transizione: infatti, quelle che provengono dall’obiettivo Convergenza riceveranno un sostegno minimo che dovrà corrispondere annualmente ad almeno il 60% della dotazione media ottenuta nel periodo 2007-2013; in ogni caso è disposto che tutte non ricevano meno di quanto avrebbero ricevuto se fossero rientrate nelle regioni più sviluppate. Al fine di determinare il livello di questa dotazione minima, a tutte le regioni aventi un PIL pro capite pari almeno al 75% della media della UE a 27, sarà applicato il metodo di distribuzione delle dotazioni delle regioni più sviluppate.
Nella proposta di Van Rompuy di novembre 2012 è stata inserita e poi confermata una clausola di revisione del QFP nel 2016, in base alla quale per un massimo di quattro miliardi di euro, le allocazioni effettuate agli Stati membri potranno essere riviste in funzione delle variazioni dei dati statistici. L’adeguamento sarà necessario ogniqualvolta vi sia una divergenza cumulativa di oltre +/-5%.
I tassi di cofinanziamento delle risorse comunitarie dell’obiettivo “Investimenti per la crescita e l’occupazione” hanno subito un leggero incremento rispetto alla proposta della CE, prevedendo una forbice che va da un massimo dell’85% per le regioni meno sviluppate al 60% per quelle in transizione e al 50% per quelle più sviluppate. Anche nell’ambito dell’obiettivo “Cooperazione Territoriale Europea”, il tetto massimo di cofinanziamento è fissato all’85%. I tetti del tasso di cofinanziamento sono differenziati a seconda degli SM e, per le regioni italiane, il tetto per le meno sviluppate sarà l’80%.
La riserva nazionale di efficacia ed efficienza pari al 5% delle risorse, promossa dalla CE per rafforzare l’orientamento ai risultati e alla realizzazione degli obiettivi della strategia europea 2020, è stata portata al 7%.
Si registra invece una diminuzione rispetto alla proposta della CE dei tassi di prefinanziamento iniziale che sarà corrisposto in tre rate dal 2014 al 2016 ciascuna pari all’1% dell’ammontare del contributo dei fondi al PO per l’intera programmazione, per un totale pari al 3% e non più al 4%.
Tutti i programmi, come nei due precedenti periodi di programmazione, saranno sottoposti al meccanismo del disimpegno, fondato sul principio che gli importi connessi ad un impegno della CE a cui non corrisponda un prefinanziamento o una domanda di pagamento entro un determinato periodo, saranno disimpegnati. Tale disposizione, comunque, prevede un’importante novità rispetto all’attuale periodo che, come è noto, è fondata sul meccanismo N+2, poiché per il periodo 2014-2020 il disimpegno si applicherà sulle risorse impegnate dalla CE nei tre anni precedenti (N+3).
È confermato infine che l’IVA non è ammissibile per contributi provenienti dai fondi, ma gli importi saranno tuttavia ammissibili se non sono recuperabili a norma della legislazione nazionale.
I fondi strutturali, assieme al Feasr e al Feamp, saranno riuniti in un Quadro strategico comune (QSC) in cui, al fine di ottimizzarne e massimizzarne l’efficacia e le sinergie, saranno definiti un elenco di obiettivi tematici in linea con la Strategia Europa 2020 e una condizionalità macroeconomica che gli SM dovranno soddisfare per poter aver accesso e continuità di utilizzo dei fondi. Quest’ultimo è stato uno degli aspetti più problematici trattati nel corso del negoziato. Qualora, infatti, uno Stato membro non adotti provvedimenti efficaci in risposta alla richiesta della CE di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato, gli impegni e i pagamenti possono essere sospesi in parte o in toto. La sospensione degli impegni sarà comunque soggetta ad un meccanismo di doppio tetto e potrà essere revocata dalla CE stessa. Quella dei pagamenti viene invece revocata dal Consiglio su proposta della CE.
Il Consiglio Affari Generali discuterà ogni due anni l’attuazione e i risultati dei fondi del QSC.

Ammissibilità  e metodologia di assegnazione

Seguendo i criteri di ammissibilità e le metodologie di assegnazione delle risorse proposte dalla Commissione europea (CE), è stato realizzato un primo esercizio di simulazione per identificare le allocazioni destinate agli Stati membri (SM) (2).
L’aggiornamento della proposta di regolamento QFP del luglio 2012 (COM(2012) 388), a seguito della pubblicazione sul sito Eurostat dei dati sul PIL regionale relativi al 2009, dei dati regionali sull’istruzione e sul mercato del lavoro relativi al 2010 e dei dati sul reddito nazionale lordo relativi al 2010, ha parzialmente modificato il quadro iniziale, rendendolo più attendibile nell’attuale contesto di crisi, determinando anche spostamenti tra le diverse categorie di regioni europee e, di conseguenza, modificando le possibili assegnazioni dei fondi agli Stati membri. Per quanto riguarda l’Italia, per esempio, ciò ha comportato il ritorno della regione Basilicata tra le regioni meno sviluppate (l’ex obiettivo Convergenza).
Va sottolineato, tuttavia, che nell’esercizio delle simulazioni, si è dovuto tenere conto dell’aggiornamento disomogeneo dei dati Eurostat (che vengono modificati a seconda dei dati forniti dagli Stati membri) che hanno subito continui aggiustamenti, pur essendo riferiti allo stesso periodo di riferimento. Ad oggi, inoltre, non tutte le categorizzazioni statistiche hanno recepito l’entrata in vigore del nuovo regolamento relativo alla classificazione comune delle unità territoriali (NUTS)(3)  a cui il QFP fa riferimento.

Le risorse destinate alle politiche di coesione sono attribuite a tre gruppi di regioni, definiti in base al rapporto tra il rispettivo PIL pro capite, misurato in parità di potere di acquisto e calcolato sulla base dei dati dell’Unione per il periodo 2007-2009, e il PIL medio della UE a 27 per lo stesso periodo di riferimento (nella prima proposta della CE il periodo di riferimento era 2006-2008).

Il totale delle regioni è di 272, suddivise nel modo seguente:
- regioni meno sviluppate, il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media del PIL della UE a 27;
- regioni in transizione, il cui PIL pro capite è compreso tra il 75% e il 90% della media del PIL della UE a 27;
- regioni più sviluppate, il cui PIL por capite è superiore al 90% della media del PIL della UE a 27.

Le risorse assegnate a ciascuno Stato membro sono la somma delle dotazioni per le sue singole regioni ammissibili, attribuite secondo i criteri che illustriamo di seguito.

Nella tabella che segue è riportata l’ammissibilità delle regioni per Stato membro a confronto con quella della programmazione 2007-2013 (4):

Tabella 1

STATO MEMBRO

Regioni meno sviluppate

Regioni in transizione

Regioni più sviluppate

 
 

ex Ob. Convergenza

ex Phasing in/phasing out

ex Ob. Competitività

 

2017-2013

2014-2020

2017-2013

2014-2020

2017-2013

2014-2020

 

 

84

70

39

52

153

150

 

Belgio

0

0

1

4

10

7

 

Bulgaria

6

6

0

0

0

0

 

Repubblica Ceca

7

6

0

1

0

1

 

Danimarca

0

0

0

1

1

4

 

Germania

7

0

4

7

30

31

 

Estonia

1

1

0

0

0

0

 

Irlanda

0

0

1

0

1

2

 

Grecia

8

5

5

6

0

2

 

Spagna

4

1

7

5

8

13

 

Francia

4

4

0

10

22

12

 

Italia

4

5

2

3

15

13

 

Cipro

0

0

1

0

0

1

 

Lettonia

1

1

0

0

0

0

 

Lituania

1

1

0

0

0

0

 

Lussemburgo

0

0

0

0

1

1

 

Ungheria

6

6

1

0

0

1

 

Malta

1

0

0

1

0

0

 

Paesi Bassi

0

0

0

0

12

12

 

Austria

0

0

1

1

8

8

 

Polonia

16

15

0

0

0

1

 

Portogallo

4

4

2

1

1

2

 

Romania

8

7

0

0

0

1

 

Slovenia

1

1

0

0

0

1

 

Repubblica Slovacca

3

3

0

0

0

1

 

Finlandia

0

0

1

0

4

5

 

Svezia

0

0

0

0

8

8

 

Regno Unito

2

2

3

12

32

23

 

Croazia

0

2

0

0

0

0

 

Analizzando la tabella, un dato importante che emerge è quello dell’impoverimento dell’Italia, unico Stato membro che mostra un incremento delle regioni eleggibili nella categoria “meno sviluppate”, rispetto a tutti gli altri. Un notevole passaggio di regioni dalla categoria “più sviluppate” a quella “in transizione”, segno del peggioramento delle condizioni socio-economiche rispetto al periodo 2007-2013, è evidente per alcuni Paesi di vecchia adesione, quali la Francia e il Regno Unito. Va rilevata invece la situazione di molti SM di nuova adesione che annoverano almeno una regione tra le “più sviluppate” e che, invece, hanno avuto un generale aumento del proprio PIL rispetto alla media della UE.

Metodo di assegnazione per le regioni meno sviluppate

In primo luogo sono state determinate le regioni ammissibili seguendo i criteri già citati (vedi paragrafo “Ammissibilità e metodologia di assegnazione”), relativi al PIL delle regioni rispetto al PIL medio della UE.
La dotazione di ogni singola regione è stata calcolata secondo la procedura indicata nel QFP e che andremo ad illustrare qui di seguito:

A) determinazione di un importo assoluto (in euro) ottenuto moltiplicando la popolazione della regione interessata  per la differenza tra il PIL pro capite di quella regione, misurato in parità di potere di acquisto, ed il PIL medio pro capite della UE a 27.

I dati presi in esame sono stati:
- la popolazione (Eurostat 2010);
- la media del PIL pro capite (Eurostat 2007-2009);
- la media UE a 27 =100.

Individuato il dato della popolazione e quello del PIL medio, è stata calcolata la differenza rispetto alla media UE ed è stata moltiplicata per la popolazione ottenendo un importo assoluto (in euro).

B) applicazione di una percentuale dell’importo assoluto summenzionato al fine di determinare la dotazione finanziaria di tale regione; tale percentuale è calibrata in modo da riflettere la prosperità relativa dello Stato membro (SM) in cui è situata la regione ammissibile, ossia:
- per le regioni situate in SM il cui livello di Reddito nazionale lordo (RNL) pro capite è inferiore all’82% della media dellaUE: 3,15% (5);
- per le regioni situate in SM il cui livello di RNL pro capite è compreso tra l’82% e il 99% della media della UE: 2,70% (6);
- per le regioni situate in SM il cui livello di RNL pro capite è superiore al 99% della media dellaUE: 1,65% (7).

Il dato preso in esame è stato:
- la media del RNL per SM (Eurostat 2008-2010).

Individuato il dato del RNL medio per SM, è stata calibrata la percentuale secondo le modalità di cui sopra e l’abbiamo applicata all’importo ottenuto nella fase precedente.

C) all’importo ottenuto si aggiunge, se del caso, un importo risultante dall’assegnazione di un premio di  1.300 euro (8) per persona disoccupata e per anno, applicato al numero di lavoratori disoccupati nella regione in questione che eccede il numero di disoccupati che si avrebbe qualora si applicasse il tasso medio di disoccupazione di tutte le regioni meno sviluppate della UE;

I dati presi in esame sono stati:
- tasso medio di disoccupazione (Eurostat 2010);
- popolazione attiva (Eurostat 2010).

Per determinare quale regione avesse diritto all’assegnazione del premio per i lavoratori disoccupati, è stato individuato il numero di disoccupati di ogni regione applicando il tasso di disoccupazione alla popolazione attiva, confrontandolo successivamente con quello della media di tutte le regioni meno sviluppate della UE.
Il numero dei disoccupati delle regioni in eccedenza rispetto alla media è stato moltiplicato per l’importo fissato e per i sette anni di programmazione.

La somma dei 2 criteri indica la dotazione presunta per le regioni meno sviluppate e il conseguente peso percentuale.

Come già accennato, il risultato dell’applicazione di questo calcolo è soggetto al livellamento qualora le risorse complessive assegnate ad uno SM superino il 2,35% del proprio PIL.

Metodo di assegnazione per le regioni in transizione

Anche per questo gruppo di regioni, in primo luogo sono state determinate quelle ammissibili seguendo i criteri relativi al PIL delle regioni rispetto al PIL medio della UE.
La dotazione di ogni singola regione è stata calcolata secondo la procedura indicata nel QFP illustrata qui di seguito:

A) determinazione dell’intensità teorica minima e massima dell’aiuto per ogni regione in transizione ammissibile. Il livello di sostegno minimo è determinato dall'intensità media dell'aiuto pro capite per Stato membro (SM) prima dell'applicazione della rete di sicurezza regionale del 60% assegnata alle regioni più sviluppate di tale Stato membro. Il livello di sostegno massimo fa riferimento a una regione teorica avente un PIL pro capite del 75% della media della UE a 27 ed è calcolato applicando il metodo definito nei punti A) e B) per le regioni meno sviluppate. Si tiene conto del 40% dell'importo ottenuto applicando questo metodo.

I dati presi in esame sono stati:
- la popolazione (Eurostat 2010);
- la media UE a 27 =100;
- la media del RNL per SM (eurostat 2008-2010).

È stato individuato il sostegno minimo determinando l’intensità media dell’aiuto pro capite per Stato membro al netto dell’applicazione della rete di sicurezza assegnata alle regioni più sviluppate di tale Stato membro.
Per il sostegno massimo si è fatto riferimento alla metodologia utilizzata per le regioni meno sviluppate. È stato individuato quindi un importo assoluto moltiplicando la popolazione della regione interessata per la differenza tra il PIL pro capite di una regione teorica avente un PIL pro capite del 75% ed il PIL medio pro capite della UE a 27 (100-75 = 25), a sua volta moltiplicato per la percentuale attribuita secondo le modalità di cui sopra ed estrapolando il 40% dell’importo ottenuto.

B) calcolo delle dotazioni regionali iniziali, tenendo conto del PIL regionale pro capite mediante interpolazione lineare della ricchezza relativa della regione raffrontata alla UE a 27;

C) all’importo ottenuto dalla fase B) si aggiunge, se del caso, un importo risultante dall'assegnazione di un premio di 1.100  euro (9) per persona disoccupata e per anno, applicato al numero di lavoratori disoccupati nella regione in questione che eccede il numero di disoccupati che si avrebbe qualora si applicasse il tasso medio di disoccupazione di tutte le regioni meno sviluppate della UE;

I dati presi in esame sono stati:
- tasso medio di disoccupazione (Eurostat 2010);
- popolazione attiva (Eurostat 2010).

Per determinare quale regione avesse diritto all’assegnazione del premio per i lavoratori disoccupati, è stato individuato il numero di disoccupati di ogni regione applicando il tasso di disoccupazione alla popolazione attiva, confrontandolo successivamente con quello della media di tutte le regioni meno sviluppate della UE.
Il numero dei disoccupati delle regioni in eccedenza rispetto alla media è stato moltiplicato per l’importo fissato e per i sette anni di programmazione.

La somma dei 2 criteri indica la dotazione presunta per le Regioni in transizione e il conseguente peso percentuale.

Anche il risultato dell’applicazione di questa metodologia è soggetto al capping.

Metodo di assegnazione per le regioni più sviluppate

Anche per questo gruppo di regioni, sono state determinate preliminarmente quelle ammissibili seguendo i criteri relativi al PIL delle regioni rispetto al PIL medio della UE.
La dotazione di ogni singola regione è stata calcolata secondo i criteri ponderati indicati nel QFP e con i dati relativi all’anno 2010, illustrati qui di seguito:

- Popolazione totale della regione (ponderata al 25%)

Estratto il dato relativo alla popolazione, il criterio è stato calcolato come incidenza percentuale della popolazione di ciascuna regione sulla popolazione totale delle regioni ammissibili.


- Numero di persone disoccupate nelle regioni di livello NUTS 2 con un tasso si disoccupazione superiore alla media di tutte le regioni più sviluppate (ponderata al 20%)

Estratto il tasso di disoccupazione delle singole regioni ammissibili, è stato calcolato il tasso medio di tutte le regioni (che costituisce la soglia per il calcolo del criterio); individuate le regioni con un tasso di disoccupazione superiore alla media, la differenza percentuale è stata tradotta in numero assoluto di disoccupati che, in rapporto al numero totale di disoccupati nelle regioni sopra la media, ha determinato l’incidenza percentuale.


- Numero di posti di lavoro da addizionare per raggiungere l’obiettivo di un tasso di occupazione del 75% nella fascia d’età 20-64 anni (ponderata al 20%)

Estratto il tasso di occupazione relativo alla fascia 20-64 anni sono state individuate le regioni in cui il tasso è risultato inferiore al target del 75% stabilito dalla Strategia Europa 2020. Calcolata la differenza percentuale a livello di singola regione, è stata tradotta in un numero assoluto che rappresenta la popolazione occupata da addizionare per raggiungere l’obiettivo e che, in rapporto al numero totale persone occupate nelle regioni distanti dal target, ha determinato l’incidenza percentuale.


- Numero di persone di età compresa tra i 30 e i 34 anni con un livello di istruzione terziaria da addizionare per raggiungere l’obiettivo del 40% (ponderata al 12,5%)

Estratta la percentuale relativa alle persone di età compresa tra i 30 e i 34 anni con istruzione terziaria sono state individuate le regioni in cui il tasso è risultato inferiore al target del 40% stabilito dalla Strategia Europa 2020. Calcolata la differenza percentuale a livello di singola regione, è stata tradotta in un numero assoluto di persone da addizionare per raggiungere l’obiettivo e che, in rapporto al numero totale di persone nelle regioni distanti dal target, ha determinato l’incidenza percentuale.


- Numero di persone tra i 18 e i 24 anni che hanno prematuramente abbandonato l’istruzione o la formazione da sottrarre per raggiungere l’obiettivo del 10% (ponderata al 12,5%)

Estratta la percentuale relativa alle persone di età compresa tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato prematuramente gli studi sono state individuate le regioni in cui il tasso è risultato superiore al target del 10% stabilito dalla Strategia Europa 2020. Calcolata la differenza percentuale a livello di singola regione, è stata tradotta in un numero assoluto di persone da sottrarre per raggiungere l’obiettivo e che, in rapporto al numero totale di persone nelle regioni distanti dal target, ha determinato l’incidenza percentuale.


- Differenza tra il PIL regionale osservato e il PIL regionale teorico se la regione avesse lo stesso PIL pro capite della regione di livello NUTS 2 più prosperosa (ponderata al 7,5%)

Estratto il dato relativo al PIL regionale, calcolata la media e individuato il PIL pro capite della regione più prospera, si è proceduto a calcolare la differenza individuando il criterio come incidenza percentuale della singola regione sul totale delle regioni ammissibili.


- Popolazione delle regioni di livello NUTS 3 aventi una densità di popolazione inferiore a 12,5 abitanti/km2 (ponderazione 2,5%)

Estratto il dato relativo alla densità di popolazione relativa alle regioni di livello NUTS 3 (per quanto riguarda l’Italia corrispondenti alle Province) sono state individuate quelle con densità di popolazione inferiore a 12,5 abitanti/km2; il criterio è stato calcolato come incidenza percentuale della popolazione di ciascuna regione sulla popolazione totale delle regioni ammissibili.

La somma dei pesi ponderati dei 7 criteri indica il peso complessivo di ciascuna regione e, conseguentemente, il peso di ciascuno Stato membro è pari alla somma delle proprie regioni; la dotazione finanziaria assoluta è pari, quindi, alla quota stabilita nel negoziato per la categoria “più sviluppate”, ripartita in funzione del peso percentuale di ciascuno  Stato membro.

Metodo di assegnazione per il Fondo di coesione

Il Fondo di coesione sostiene gli Stati membri (SM) il cui Reddito nazionale lordo (RNL) pro capite è inferiore al 90% del reddito nazionale lordo medio pro capite della UE a 27 nel periodo 2008-2010 e pertanto non riguarda l’Italia; tuttavia, ai fini dell’assegnazione delle risorse comunitarie ai singoli SM e per tener conto del massimale di cofinanziamento (capping), occorre considerare anche questo fondo in un contesto generale.
L’assegnazione a priori a ciascuno Stato membro ammissibile corrisponde ad una percentuale fondata sulla popolazione, la superficie e la prosperità nazionale di detto Stato secondo la seguente procedura:

- calcolo della media aritmetica tra le quote della popolazione e della superficie di tale Stato membro da una parte, e dall’altra, la popolazione e la superficie di tutti gli Stati membri ammissibili.
- adeguamento dei valori percentuali mediante un coefficiente che rappresenta un terzo della percentuale di cui il reddito nazionale lordo pro capite di quello Stato membro per il periodo 2008-2010 eccede o è al di sotto del reddito nazionale lordo medio pro capite di tutti gli Stati membri ammissibili.

Il risultato dell’applicazione di questa metodologia è soggetto al livellamento, come previsto anche nei precedenti meccanismi di riparto.
Il livello massimo del trasferimento a ogni singolo Stato membro sarà fissato al 2,35% del PIL e sarà applicato annualmente.

Metodo di assegnazione per l'obiettivo “Cooperazione territoriale europea”

Le regioni ammesse al sostegno per la cooperazione transfrontaliera sono le regioni dell’Unione di livello NUTS 3, situate lungo tutte le frontiere terrestri interne ed esterne e lungo le frontiere marittime; per quanto concerne la cooperazione transnazionale la Commissione europea (CE) adotterà l’elenco delle zone che riceveranno il sostegno, ripartito per programma di cooperazione e concernente le regioni di livello NUTS 2 (10).

L’assegnazione per Stato membro, comprendente la cooperazione transfrontaliera e transnazionale, è la somma ponderata della quota delle regioni transfrontaliere e della quota della popolazione totale di ciascuno Stato membro.

La ponderazione è determinata dalle rispettive quote delle componenti transfrontaliera e transnazionale, che sono pari al 77,9% e al 22,1%.

Metodo di assegnazione per le regioni ultraperiferiche e a bassa densità  di popolazione e le isole

Le regioni ultraperiferiche e le regioni settentrionali a bassa densità di popolazione di livello NUTS 2 beneficeranno di una dotazione supplementare speciale che sarà distribuita per regione e Stato membro in proporzione alla popolazione totale di tali regioni.

Anche la situazione particolare delle regioni insulari è stata oggetto di attenzione con assegnazioni supplementari, al di là delle ripartizioni effettuate seguendo le metodologie riportate precedentemente.

Iniziativa per l'occupazione giovanile

Il 12 marzo 2013 la Commissione europea ha pubblicato le proposte di modifica del Regolamento generale e del Regolamento Fse per includere la nuova Iniziativa per l’occupazione giovanile (YEI) adottata dal Consiglio europeo nell’ambito dell’accordo del Consiglio europeo sul Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 (Consiglio europeo dell’8 febbraio 2013).

Nell’allegato III ter sono determinati i criteri e la metodologia per la ripartizione annuale delle risorse della dotazione specifica a titolo dell’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile.

La dotazione corrispondente a ciascuna regione ammissibile (identificata nelle regioni a livello di NUTS 2 con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25% nel 2012) è calcolata sulla base del rapporto tra il numero di giovani disoccupati (età 15-24 anni) e il numero totale dei giovani disoccupati in tutte le regioni ammissibili. La dotazione per ciascuno Stato membro è la somma delle dotazioni per ciascuna delle sue regioni ammissibili.

Focus Italia

L’Italia, durante il negoziato, ha migliorato la sua posizione nell’ambito del cosiddetto “saldo netto” (la differenza tra i contributi dell’Italia al bilancio UE ed i fondi ricevuti) che, pur restando negativo, passerà dagli attuali 4.500 milioni di euro l’anno per il periodo 2007-2013, corrispondenti allo 0,28% del Reddito nazionale lordo (RNL), a 3.850 milioni di euro l’anno per il periodo 2014-2020, corrispondenti allo 0,23% del RNL, con una riduzione media annuale di 650 milioni di euro per l’intero periodo 2014-2020. L’Italia diverrà così il terzo minor contribuente netto, dopo Belgio e Spagna. Il miglioramento della situazione del saldo netto dell’Italia è stato ottenuto in gran parte grazie ad un aumento delle risorse destinate all’Italia nell’ambito della politica di coesione, in controtendenza rispetto ad una generalizzata riduzione dei finanziamenti (tra l’8% e il 10 %) per gli altri Stati membri. L’altro elemento che consente una minore erogazione di risorse è, quasi paradossalmente, il maggior differenziale in negativo dei dati economici dell’Italia rispetto agli altri Paesi.

Per quanto riguarda le risorse attribuibili all’Italia, sulla base delle più recenti informazioni ufficiali (11) e delle simulazioni realizzate utilizzando i dati socio-economici pubblicati da Eurostat, è possibile stimare una dotazione pari a 29,2 miliardi di euro (a cui andrà sommata la dotazione YEI ), dettagliata per gruppi di regioni nella tabella 2.

L’Italia, rispetto alla prima proposta fatta da Van Rompuy ad inizio novembre, ha ottenuto l’assegnazione di fondi aggiuntivi per 3,5 miliardi di euro sui sette anni. Più in dettaglio ha ottenuto nel corso della fase finale del negoziato nel Consiglio europeo:
- 1,5 miliardi aggiuntivi per lo sviluppo rurale in Italia nel contesto della Politica Agricola Comune;
- 1,5 miliardi aggiuntivi per le regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, di cui 500 milioni per le aree rurali;
- oltre 500 milioni sul nuovo Fondo per l’occupazione giovanile.

Come già accennato, non sono confortanti, però, i dati che emergono dall’analisi della tabella 1 (vedi paragrafo “Ammissibilità e metodologia di assegnazione”) per cui l’incremento della dotazione per l’Italia è conseguente all’aumento del numero di regioni eleggibili nelle categorie “meno sviluppate” e “in transizione”.
Nella programmazione 2007-2013, infatti, avevamo 15 regioni nell’obiettivo Competitività, 4 nell’obiettivo  Convergenza e 2 in regime transitorio.
Alla luce degli ultimi dati sul PIL pro capite invece, si è aggiunta una regione a quelle “meno sviluppate” (Basilicata) e 2 dell’obiettivo competitività (Abruzzo e Molise) saranno ammissibili nella categoria “in transizione”.

Infine, la pubblicazione dei dati Eurostat 2012 sulla disoccupazione giovanile ha permesso l’elaborazione di una stima attendibile sulle risorse che saranno attribuite all’Italia relativamente alla Youth Employment Initiative (circa 530 milioni e altrettanti dalla linea di bilancio dedicata) ma, al contempo, pone l’attenzione sulla preoccupante crescita del dato rispetto al resto dell’Europa (circa il 17,7% delle risorse dedicate, subito dietro la Spagna con il 29,5%).

  

Tabella 2

 

 

 

 

 

Bilancio
2007-2013*

Accordo 27/06/2013
2014-2020

Differenze Bilancio

 

 

 

assolute

%

1b. Politiche di coesione

347.410

325.149

-22.261

-6,41%

 

 

 

 

 

Dettaglio Italia**

28.811

29.201

390

1,35%

Totale Regioni meno sviluppate

21.640

20.236

-1.404

-6,49%

Totale Regioni in transizione

1.348

999

-349

-27,82%

Totale Regioni più sviluppate

4.977

6.972

1.995

40,08%

Totale Cooperazione Territoriale Europea

846

995

149

17,61%

*A prezzi 2011

 

 

 

 

** Le categorie di regioni sono state aggiornate agli insiemi previsti nel nuovo quadro 2014-2020

 

Il bilancio, le rubriche di spesa

La struttura del bilancio è sostanzialmente identica a quella del passato, con la suddivisione in cinque rubriche di spesa, a loro volta ripartite in sottorubriche.

La rubrica 1 - Crescita intelligente ed inclusiva, con una dotazione di 450.763 milioni di euro, è suddivisa in 2 sottorubriche. Le risorse complessive per la sottorubrica 1a – Competitività per crescita e occupazione sono pari a 125.614 milioni di euro. Nonostante l’accordo abbia portato ad una riduzione di 14 miliardi rispetto alla proposta della Commissione europea (CE), l’aumento rispetto all’attuale programmazione è del 37%.
Ai fini della dotazione cui si è pervenuti va considerato, però, l’inserimento del Meccanismo per collegare l’Europa (CEF), inizialmente previsto all’interno della sottorubrica 1b e ridotto rispetto alla proposta iniziale (29.900 Meuro di cui 10.000 Meuro dal FdC), unitamente ai due Programmi di grandi infrastrutture ITER (Reattore nucleare sperimentale internazionale) e GMES (Monitoraggio globale ambiente e sicurezza). In questa rubrica vi sono anche gli importanti programmi di promozione della ricerca e sviluppo tecnologico quali Orizzonte 2020, competenze e mobilità (Erasmus for all), nonché le misure per lo sviluppo dell’agenda sociale per le quali al momento non sono fornite cifre dettagliate; va registrato a tal proposito l’impegno del Consiglio ad aumentare il livello di finanziamento dei due programmi citati.
La sottorubrica 1b – Coesione economica, sociale e territoriale disporrà in totale di risorse pari a 325.149 milioni di euro.

La rubrica 2 - Gestione sostenibile e protezione delle risorse naturali, che comprende i fondi per la politica agricola comune (PAC), il Programma di Sviluppo Rurale e Pesca, è quella che subisce la riduzione maggiore. Complessivamente le risorse attribuite sono pari a 373.179 miliardi di euro; rispetto alla proposta iniziale vi è una decurtazione di circa 13,2 miliardi di euro, di cui circa cinque riferiti al sottomassimale della politica agricola comune. A parziale correzione degli effetti del taglio, viene introdotto un meccanismo di flessibilità fra i due pilastri della rubrica 2, attivabile dagli Stati membri nella misura del 15% delle rispettive allocazioni. La Riserva per le crisi nel settore agricolo (2.800 milioni di euro), inserita nella rubrica applicata in riduzione ai pagamenti diretti, rientrerà annualmente nel budget se non utilizzata. Rispetto al 2007-2013, invece, la riduzione supera il 10% ed è particolarmente importante (15,8%) sulla sezione pagamenti diretti.

La rubrica 3 – Cittadinanza, libertà, sicurezza e giustizia, che comprende i programmi per la giustizia, per migrazione ed asilo, frontiere esterne, cittadinanza, sicurezza interna, dispone in totale di 15.686 milioni di euro (tre in meno rispetto alla proposta CE, ma con un aumento del 26% rispetto al 2007-2013).

Per la rubrica 4 – La UE quale partner globale, che comprende i programmi di cooperazione esterna della UE (cooperazione economica e industriale, programmi di emergenza per fronteggiare le crisi umanitarie, disastri naturali e cambiamento climatico), la dotazione è di 58.704 milioni di euro (fortemente ridotta rispetto alla proposta della CE ma con un leggero incremento rispetto al 2007-2013).

Le spese per la rubrica 5 – Amministrazione sono di 61.629 milioni di euro.


SOTTORUBRICA 1b – Coesione economica, sociale e territoriale

Uno degli obiettivi prioritari dell’Unione europea è la promozione della coesione economica, sociale e territoriale e della solidarietà tra gli Stati membri (SM). Tali politiche fondamentali, più precisamente le politiche di coesione, potranno essere realizzate attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), il Fondo sociale europeo (Fse) e il fondo di coesione (Fc) che opereranno, a seconda delle diverse allocazioni territoriali, per conseguire gli obiettivi strategici della nuova programmazione.

Il totale delle risorse destinate alla Politica di coesione prevede un impegno di 313.197 milioni di Euro per l’obiettivo “Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione” così distribuito:
• 164.279 milioni di euro per le regioni meno sviluppate;
•  31.677 milioni di euro per le regioni in transizione;
•  49.492 milioni di euro per le regioni più sviluppate;
•  66.362 milioni di euro per il Fondo di coesione;
•    1.387 milioni di euro per le regioni ultraperiferiche.

Le risorse destinate all’obiettivo “Cooperazione Territoriale Europea” ammonteranno complessivamente a 8.948 milioni di euro così ripartiti:
• 6.627 milioni di euro per la cooperazione transfrontaliera;
• 1.822 milioni di euro per la cooperazione transnazionale;
• 500 milioni di euro per la cooperazione interregionale.

Il primo dato rilevante è la riduzione delle risorse sia rispetto all’attuale programmazione (che a prezzi indicizzati al 2011 si attesta all’8,4%) sia rispetto alla proposta della Commissione europea (CE). Il risultato può invece essere considerato discreto se si considera l’acceso dibattito durante la fase negoziale che ha riguardato l’ammontare delle risorse destinate alle politiche di coesione che, nella proposta di novembre, erano scese fino a poco più di 300.000 milioni di euro.
Ci sono, in ogni caso, diversi fattori da tenere in considerazione rispetto alla dotazione di questa sottorubrica rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea: ad esempio lo stanziamento per il Meccanismo per collegare l’Europa (CEF), che nella proposta della CE era all’interno di questa rubrica, mentre nel corso del negoziato è stato spostato all’interno della sottorubrica 1a.
Entrando nel dettaglio della distribuzione, sono le regioni meno sviluppate (ex obiettivo Convergenza) a subire la decurtazione maggiore a favore di quelle più sviluppate (ex obiettivo Competitività) e di quelle in transizione (ex phasing in e out). Ma è proprio l’introduzione della nuova categoria di regioni in transizione, oltre ad un numero inferiore di regioni eleggibili tra le meno sviluppate, che rende difficile una comparazione ottimale dei dati.
L’attribuzione delle risorse ai singoli Stati è avvenuta secondo metodologie diverse a seconda delle categorie di regioni e, per tutta una serie di fattori, può aver prodotto in alcuni casi delle differenze non irrilevanti in Stati membri con situazioni socio-economiche analoghe. Per questo motivo, come già avvenuto nel negoziato per le risorse del periodo 2007-2013, a parziale correzione di tali riduzioni, è stata concordata una dotazione supplementare di risorse per gli Stati particolarmente colpiti dalla crisi economica (per l’Italia sono assegnati 1,5 miliardi di euro, 500 dei quali per aree non urbane).
Altro elemento di rilievo è la creazione di un’Iniziativa a favore dell’occupazione giovanile (YEI), a favore di tutte le regioni che nel 2012 presentavano un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25% (potrà dunque beneficiarne anche l’Italia), il cui sostegno sarà di 6.000 milioni di euro, dei quali 3.000 milioni proverranno da interventi mirati del Fse ed altrettanti da una linea di bilancio dedicata.
Viene confermata la proposta della CE per cui le risorse necessarie al finanziamento degli Aiuti per gli indigenti saranno decurtate dall’allocazione totale del Fse per un importo pari a 2.500 milioni di euro.
La CE avrà inoltre a sua disposizione 330 milioni di euro per iniziative innovative in materia di sviluppo urbano integrato.
Oggetto di negoziato al ribasso è stata la fissazione di un tetto al 2,35% del PIL (inizialmente previsto al 2,5% nella proposta della CE) per il massimale di assorbimento (capping) delle risorse comunitarie assegnate agli Stati membri e che comunque non ha alcun impatto sull’Italia.
Importanti sono anche alcune clausole di salvaguardia (reti di sicurezza) per le regioni in transizione: infatti, quelle che provengono dall’obiettivo Convergenza riceveranno un sostegno minimo che dovrà corrispondere annualmente ad almeno il 60% della dotazione media ottenuta nel periodo 2007-2013; in ogni caso è disposto che tutte non ricevano meno di quanto avrebbero ricevuto se fossero rientrate nelle regioni più sviluppate. Al fine di determinare il livello di questa dotazione minima, a tutte le regioni aventi un PIL pro capite pari almeno al 75% della media della UE a 27, sarà applicato il metodo di distribuzione delle dotazioni delle regioni più sviluppate.
Nella proposta di Van Rompuy di novembre 2012 è stata inserita e poi confermata una clausola di revisione del QFP nel 2016, in base alla quale per un massimo di quattro miliardi di euro, le allocazioni effettuate agli Stati membri potranno essere riviste in funzione delle variazioni dei dati statistici. L’adeguamento sarà necessario ogniqualvolta vi sia una divergenza cumulativa di oltre +/-5%.
I tassi di cofinanziamento delle risorse comunitarie dell’obiettivo “Investimenti per la crescita e l’occupazione” hanno subito un leggero incremento rispetto alla proposta della CE, prevedendo una forbice che va da un massimo dell’85% per le regioni meno sviluppate al 60% per quelle in transizione e al 50% per quelle più sviluppate. Anche nell’ambito dell’obiettivo “Cooperazione Territoriale Europea”, il tetto massimo di cofinanziamento è fissato all’85%. I tetti del tasso di cofinanziamento sono differenziati a seconda degli SM e, per le regioni italiane, il tetto per le meno sviluppate sarà l’80%.
La riserva nazionale di efficacia ed efficienza pari al 5% delle risorse, promossa dalla CE per rafforzare l’orientamento ai risultati e alla realizzazione degli obiettivi della strategia europea 2020, è stata portata al 7%.
Si registra invece una diminuzione rispetto alla proposta della CE dei tassi di prefinanziamento iniziale che sarà corrisposto in tre rate dal 2014 al 2016 ciascuna pari all’1% dell’ammontare del contributo dei fondi al PO per l’intera programmazione, per un totale pari al 3% e non più al 4%.
Tutti i programmi, come nei due precedenti periodi di programmazione, saranno sottoposti al meccanismo del disimpegno, fondato sul principio che gli importi connessi ad un impegno della CE a cui non corrisponda un prefinanziamento o una domanda di pagamento entro un determinato periodo, saranno disimpegnati. Tale disposizione, comunque, prevede un’importante novità rispetto all’attuale periodo che, come è noto, è fondata sul meccanismo N+2, poiché per il periodo 2014-2020 il disimpegno si applicherà sulle risorse impegnate dalla CE nei tre anni precedenti (N+3).
È confermato infine che l’IVA non è ammissibile per contributi provenienti dai fondi, ma gli importi saranno tuttavia ammissibili se non sono recuperabili a norma della legislazione nazionale.
I fondi strutturali, assieme al Feasr e al Feamp, saranno riuniti in un Quadro strategico comune (QSC) in cui, al fine di ottimizzarne e massimizzarne l’efficacia e le sinergie, saranno definiti un elenco di obiettivi tematici in linea con la Strategia Europa 2020 e una condizionalità macroeconomica che gli SM dovranno soddisfare per poter aver accesso e continuità di utilizzo dei fondi. Quest’ultimo è stato uno degli aspetti più problematici trattati nel corso del negoziato. Qualora, infatti, uno Stato membro non adotti provvedimenti efficaci in risposta alla richiesta della CE di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato, gli impegni e i pagamenti possono essere sospesi in parte o in toto. La sospensione degli impegni sarà comunque soggetta ad un meccanismo di doppio tetto e potrà essere revocata dalla CE stessa. Quella dei pagamenti viene invece revocata dal Consiglio su proposta della CE.
Il Consiglio Affari Generali discuterà ogni due anni l’attuazione e i risultati dei fondi del QSC.

Ammissibilità  e metodologia di assegnazione

Seguendo i criteri di ammissibilità e le metodologie di assegnazione delle risorse proposte dalla Commissione europea (CE), è stato realizzato un primo esercizio di simulazione per identificare le allocazioni destinate agli Stati membri (SM) (2).
L’aggiornamento della proposta di regolamento QFP del luglio 2012 (COM(2012) 388), a seguito della pubblicazione sul sito Eurostat dei dati sul PIL regionale relativi al 2009, dei dati regionali sull’istruzione e sul mercato del lavoro relativi al 2010 e dei dati sul reddito nazionale lordo relativi al 2010, ha parzialmente modificato il quadro iniziale, rendendolo più attendibile nell’attuale contesto di crisi, determinando anche spostamenti tra le diverse categorie di regioni europee e, di conseguenza, modificando le possibili assegnazioni dei fondi agli Stati membri. Per quanto riguarda l’Italia, per esempio, ciò ha comportato il ritorno della regione Basilicata tra le regioni meno sviluppate (l’ex obiettivo Convergenza).
Va sottolineato, tuttavia, che nell’esercizio delle simulazioni, si è dovuto tenere conto dell’aggiornamento disomogeneo dei dati Eurostat (che vengono modificati a seconda dei dati forniti dagli Stati membri) che hanno subito continui aggiustamenti, pur essendo riferiti allo stesso periodo di riferimento. Ad oggi, inoltre, non tutte le categorizzazioni statistiche hanno recepito l’entrata in vigore del nuovo regolamento relativo alla classificazione comune delle unità territoriali (NUTS)(3)  a cui il QFP fa riferimento.

Le risorse destinate alle politiche di coesione sono attribuite a tre gruppi di regioni, definiti in base al rapporto tra il rispettivo PIL pro capite, misurato in parità di potere di acquisto e calcolato sulla base dei dati dell’Unione per il periodo 2007-2009, e il PIL medio della UE a 27 per lo stesso periodo di riferimento (nella prima proposta della CE il periodo di riferimento era 2006-2008).

Il totale delle regioni è di 272, suddivise nel modo seguente:
- regioni meno sviluppate, il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media del PIL della UE a 27;
- regioni in transizione, il cui PIL pro capite è compreso tra il 75% e il 90% della media del PIL della UE a 27;
- regioni più sviluppate, il cui PIL por capite è superiore al 90% della media del PIL della UE a 27.

Le risorse assegnate a ciascuno Stato membro sono la somma delle dotazioni per le sue singole regioni ammissibili, attribuite secondo i criteri che illustriamo di seguito.

Nella tabella che segue è riportata l’ammissibilità delle regioni per Stato membro a confronto con quella della programmazione 2007-2013 (4):

Tabella 1

STATO MEMBRO

Regioni meno sviluppate

Regioni in transizione

Regioni più sviluppate

 
 

ex Ob. Convergenza

ex Phasing in/phasing out

ex Ob. Competitività

 

2017-2013

2014-2020

2017-2013

2014-2020

2017-2013

2014-2020

 

 

84

70

39

52

153

150

 

Belgio

0

0

1

4

10

7

 

Bulgaria

6

6

0

0

0

0

 

Repubblica Ceca

7

6

0

1

0

1

 

Danimarca

0

0

0

1

1

4

 

Germania

7

0

4

7

30

31

 

Estonia

1

1

0

0

0

0

 

Irlanda

0

0

1

0

1

2

 

Grecia

8

5

5

6

0

2

 

Spagna

4

1

7

5

8

13

 

Francia

4

4

0

10

22

12

 

Italia

4

5

2

3

15

13

 

Cipro

0

0

1

0

0

1

 

Lettonia

1

1

0

0

0

0

 

Lituania

1

1

0

0

0

0

 

Lussemburgo

0

0

0

0

1

1

 

Ungheria

6

6

1

0

0

1

 

Malta

1

0

0

1

0

0

 

Paesi Bassi

0

0

0

0

12

12

 

Austria

0

0

1

1

8

8

 

Polonia

16

15

0

0

0

1

 

Portogallo

4

4

2

1

1

2

 

Romania

8

7

0

0

0

1

 

Slovenia

1

1

0

0

0

1

 

Repubblica Slovacca

3

3

0

0

0

1

 

Finlandia

0

0

1

0

4

5

 

Svezia

0

0

0

0

8

8

 

Regno Unito

2

2

3

12

32

23

 

Croazia

0

2

0

0

0

0

 

Analizzando la tabella, un dato importante che emerge è quello dell’impoverimento dell’Italia, unico Stato membro che mostra un incremento delle regioni eleggibili nella categoria “meno sviluppate”, rispetto a tutti gli altri. Un notevole passaggio di regioni dalla categoria “più sviluppate” a quella “in transizione”, segno del peggioramento delle condizioni socio-economiche rispetto al periodo 2007-2013, è evidente per alcuni Paesi di vecchia adesione, quali la Francia e il Regno Unito. Va rilevata invece la situazione di molti SM di nuova adesione che annoverano almeno una regione tra le “più sviluppate” e che, invece, hanno avuto un generale aumento del proprio PIL rispetto alla media della UE.

Metodo di assegnazione per le regioni meno sviluppate

In primo luogo sono state determinate le regioni ammissibili seguendo i criteri già citati (vedi paragrafo “Ammissibilità e metodologia di assegnazione”), relativi al PIL delle regioni rispetto al PIL medio della UE.
La dotazione di ogni singola regione è stata calcolata secondo la procedura indicata nel QFP e che andremo ad illustrare qui di seguito:

A) determinazione di un importo assoluto (in euro) ottenuto moltiplicando la popolazione della regione interessata  per la differenza tra il PIL pro capite di quella regione, misurato in parità di potere di acquisto, ed il PIL medio pro capite della UE a 27.

I dati presi in esame sono stati:
- la popolazione (Eurostat 2010);
- la media del PIL pro capite (Eurostat 2007-2009);
- la media UE a 27 =100.

Individuato il dato della popolazione e quello del PIL medio, è stata calcolata la differenza rispetto alla media UE ed è stata moltiplicata per la popolazione ottenendo un importo assoluto (in euro).

B) applicazione di una percentuale dell’importo assoluto summenzionato al fine di determinare la dotazione finanziaria di tale regione; tale percentuale è calibrata in modo da riflettere la prosperità relativa dello Stato membro (SM) in cui è situata la regione ammissibile, ossia:
- per le regioni situate in SM il cui livello di Reddito nazionale lordo (RNL) pro capite è inferiore all’82% della media dellaUE: 3,15% (5);
- per le regioni situate in SM il cui livello di RNL pro capite è compreso tra l’82% e il 99% della media della UE: 2,70% (6);
- per le regioni situate in SM il cui livello di RNL pro capite è superiore al 99% della media dellaUE: 1,65% (7).

Il dato preso in esame è stato:
- la media del RNL per SM (Eurostat 2008-2010).

Individuato il dato del RNL medio per SM, è stata calibrata la percentuale secondo le modalità di cui sopra e l’abbiamo applicata all’importo ottenuto nella fase precedente.

C) all’importo ottenuto si aggiunge, se del caso, un importo risultante dall’assegnazione di un premio di  1.300 euro (8) per persona disoccupata e per anno, applicato al numero di lavoratori disoccupati nella regione in questione che eccede il numero di disoccupati che si avrebbe qualora si applicasse il tasso medio di disoccupazione di tutte le regioni meno sviluppate della UE;

I dati presi in esame sono stati:
- tasso medio di disoccupazione (Eurostat 2010);
- popolazione attiva (Eurostat 2010).

Per determinare quale regione avesse diritto all’assegnazione del premio per i lavoratori disoccupati, è stato individuato il numero di disoccupati di ogni regione applicando il tasso di disoccupazione alla popolazione attiva, confrontandolo successivamente con quello della media di tutte le regioni meno sviluppate della UE.
Il numero dei disoccupati delle regioni in eccedenza rispetto alla media è stato moltiplicato per l’importo fissato e per i sette anni di programmazione.

La somma dei 2 criteri indica la dotazione presunta per le regioni meno sviluppate e il conseguente peso percentuale.

Come già accennato, il risultato dell’applicazione di questo calcolo è soggetto al livellamento qualora le risorse complessive assegnate ad uno SM superino il 2,35% del proprio PIL.

Metodo di assegnazione per le regioni in transizione

Anche per questo gruppo di regioni, in primo luogo sono state determinate quelle ammissibili seguendo i criteri relativi al PIL delle regioni rispetto al PIL medio della UE.
La dotazione di ogni singola regione è stata calcolata secondo la procedura indicata nel QFP illustrata qui di seguito:

A) determinazione dell’intensità teorica minima e massima dell’aiuto per ogni regione in transizione ammissibile. Il livello di sostegno minimo è determinato dall'intensità media dell'aiuto pro capite per Stato membro (SM) prima dell'applicazione della rete di sicurezza regionale del 60% assegnata alle regioni più sviluppate di tale Stato membro. Il livello di sostegno massimo fa riferimento a una regione teorica avente un PIL pro capite del 75% della media della UE a 27 ed è calcolato applicando il metodo definito nei punti A) e B) per le regioni meno sviluppate. Si tiene conto del 40% dell'importo ottenuto applicando questo metodo.

I dati presi in esame sono stati:
- la popolazione (Eurostat 2010);
- la media UE a 27 =100;
- la media del RNL per SM (eurostat 2008-2010).

È stato individuato il sostegno minimo determinando l’intensità media dell’aiuto pro capite per Stato membro al netto dell’applicazione della rete di sicurezza assegnata alle regioni più sviluppate di tale Stato membro.
Per il sostegno massimo si è fatto riferimento alla metodologia utilizzata per le regioni meno sviluppate. È stato individuato quindi un importo assoluto moltiplicando la popolazione della regione interessata per la differenza tra il PIL pro capite di una regione teorica avente un PIL pro capite del 75% ed il PIL medio pro capite della UE a 27 (100-75 = 25), a sua volta moltiplicato per la percentuale attribuita secondo le modalità di cui sopra ed estrapolando il 40% dell’importo ottenuto.

B) calcolo delle dotazioni regionali iniziali, tenendo conto del PIL regionale pro capite mediante interpolazione lineare della ricchezza relativa della regione raffrontata alla UE a 27;

C) all’importo ottenuto dalla fase B) si aggiunge, se del caso, un importo risultante dall'assegnazione di un premio di 1.100  euro (9) per persona disoccupata e per anno, applicato al numero di lavoratori disoccupati nella regione in questione che eccede il numero di disoccupati che si avrebbe qualora si applicasse il tasso medio di disoccupazione di tutte le regioni meno sviluppate della UE;

I dati presi in esame sono stati:
- tasso medio di disoccupazione (Eurostat 2010);
- popolazione attiva (Eurostat 2010).

Per determinare quale regione avesse diritto all’assegnazione del premio per i lavoratori disoccupati, è stato individuato il numero di disoccupati di ogni regione applicando il tasso di disoccupazione alla popolazione attiva, confrontandolo successivamente con quello della media di tutte le regioni meno sviluppate della UE.
Il numero dei disoccupati delle regioni in eccedenza rispetto alla media è stato moltiplicato per l’importo fissato e per i sette anni di programmazione.

La somma dei 2 criteri indica la dotazione presunta per le Regioni in transizione e il conseguente peso percentuale.

Anche il risultato dell’applicazione di questa metodologia è soggetto al capping.

Metodo di assegnazione per le regioni più sviluppate

Anche per questo gruppo di regioni, sono state determinate preliminarmente quelle ammissibili seguendo i criteri relativi al PIL delle regioni rispetto al PIL medio della UE.
La dotazione di ogni singola regione è stata calcolata secondo i criteri ponderati indicati nel QFP e con i dati relativi all’anno 2010, illustrati qui di seguito:

- Popolazione totale della regione (ponderata al 25%)

Estratto il dato relativo alla popolazione, il criterio è stato calcolato come incidenza percentuale della popolazione di ciascuna regione sulla popolazione totale delle regioni ammissibili.


- Numero di persone disoccupate nelle regioni di livello NUTS 2 con un tasso si disoccupazione superiore alla media di tutte le regioni più sviluppate (ponderata al 20%)

Estratto il tasso di disoccupazione delle singole regioni ammissibili, è stato calcolato il tasso medio di tutte le regioni (che costituisce la soglia per il calcolo del criterio); individuate le regioni con un tasso di disoccupazione superiore alla media, la differenza percentuale è stata tradotta in numero assoluto di disoccupati che, in rapporto al numero totale di disoccupati nelle regioni sopra la media, ha determinato l’incidenza percentuale.


- Numero di posti di lavoro da addizionare per raggiungere l’obiettivo di un tasso di occupazione del 75% nella fascia d’età 20-64 anni (ponderata al 20%)

Estratto il tasso di occupazione relativo alla fascia 20-64 anni sono state individuate le regioni in cui il tasso è risultato inferiore al target del 75% stabilito dalla Strategia Europa 2020. Calcolata la differenza percentuale a livello di singola regione, è stata tradotta in un numero assoluto che rappresenta la popolazione occupata da addizionare per raggiungere l’obiettivo e che, in rapporto al numero totale persone occupate nelle regioni distanti dal target, ha determinato l’incidenza percentuale.


- Numero di persone di età compresa tra i 30 e i 34 anni con un livello di istruzione terziaria da addizionare per raggiungere l’obiettivo del 40% (ponderata al 12,5%)

Estratta la percentuale relativa alle persone di età compresa tra i 30 e i 34 anni con istruzione terziaria sono state individuate le regioni in cui il tasso è risultato inferiore al target del 40% stabilito dalla Strategia Europa 2020. Calcolata la differenza percentuale a livello di singola regione, è stata tradotta in un numero assoluto di persone da addizionare per raggiungere l’obiettivo e che, in rapporto al numero totale di persone nelle regioni distanti dal target, ha determinato l’incidenza percentuale.


- Numero di persone tra i 18 e i 24 anni che hanno prematuramente abbandonato l’istruzione o la formazione da sottrarre per raggiungere l’obiettivo del 10% (ponderata al 12,5%)

Estratta la percentuale relativa alle persone di età compresa tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato prematuramente gli studi sono state individuate le regioni in cui il tasso è risultato superiore al target del 10% stabilito dalla Strategia Europa 2020. Calcolata la differenza percentuale a livello di singola regione, è stata tradotta in un numero assoluto di persone da sottrarre per raggiungere l’obiettivo e che, in rapporto al numero totale di persone nelle regioni distanti dal target, ha determinato l’incidenza percentuale.


- Differenza tra il PIL regionale osservato e il PIL regionale teorico se la regione avesse lo stesso PIL pro capite della regione di livello NUTS 2 più prosperosa (ponderata al 7,5%)

Estratto il dato relativo al PIL regionale, calcolata la media e individuato il PIL pro capite della regione più prospera, si è proceduto a calcolare la differenza individuando il criterio come incidenza percentuale della singola regione sul totale delle regioni ammissibili.


- Popolazione delle regioni di livello NUTS 3 aventi una densità di popolazione inferiore a 12,5 abitanti/km2 (ponderazione 2,5%)

Estratto il dato relativo alla densità di popolazione relativa alle regioni di livello NUTS 3 (per quanto riguarda l’Italia corrispondenti alle Province) sono state individuate quelle con densità di popolazione inferiore a 12,5 abitanti/km2; il criterio è stato calcolato come incidenza percentuale della popolazione di ciascuna regione sulla popolazione totale delle regioni ammissibili.

La somma dei pesi ponderati dei 7 criteri indica il peso complessivo di ciascuna regione e, conseguentemente, il peso di ciascuno Stato membro è pari alla somma delle proprie regioni; la dotazione finanziaria assoluta è pari, quindi, alla quota stabilita nel negoziato per la categoria “più sviluppate”, ripartita in funzione del peso percentuale di ciascuno  Stato membro.

Metodo di assegnazione per il Fondo di coesione

Il Fondo di coesione sostiene gli Stati membri (SM) il cui Reddito nazionale lordo (RNL) pro capite è inferiore al 90% del reddito nazionale lordo medio pro capite della UE a 27 nel periodo 2008-2010 e pertanto non riguarda l’Italia; tuttavia, ai fini dell’assegnazione delle risorse comunitarie ai singoli SM e per tener conto del massimale di cofinanziamento (capping), occorre considerare anche questo fondo in un contesto generale.
L’assegnazione a priori a ciascuno Stato membro ammissibile corrisponde ad una percentuale fondata sulla popolazione, la superficie e la prosperità nazionale di detto Stato secondo la seguente procedura:

- calcolo della media aritmetica tra le quote della popolazione e della superficie di tale Stato membro da una parte, e dall’altra, la popolazione e la superficie di tutti gli Stati membri ammissibili.
- adeguamento dei valori percentuali mediante un coefficiente che rappresenta un terzo della percentuale di cui il reddito nazionale lordo pro capite di quello Stato membro per il periodo 2008-2010 eccede o è al di sotto del reddito nazionale lordo medio pro capite di tutti gli Stati membri ammissibili.

Il risultato dell’applicazione di questa metodologia è soggetto al livellamento, come previsto anche nei precedenti meccanismi di riparto.
Il livello massimo del trasferimento a ogni singolo Stato membro sarà fissato al 2,35% del PIL e sarà applicato annualmente.

Metodo di assegnazione per l'obiettivo “Cooperazione territoriale europea”

Le regioni ammesse al sostegno per la cooperazione transfrontaliera sono le regioni dell’Unione di livello NUTS 3, situate lungo tutte le frontiere terrestri interne ed esterne e lungo le frontiere marittime; per quanto concerne la cooperazione transnazionale la Commissione europea (CE) adotterà l’elenco delle zone che riceveranno il sostegno, ripartito per programma di cooperazione e concernente le regioni di livello NUTS 2 (10).

L’assegnazione per Stato membro, comprendente la cooperazione transfrontaliera e transnazionale, è la somma ponderata della quota delle regioni transfrontaliere e della quota della popolazione totale di ciascuno Stato membro.

La ponderazione è determinata dalle rispettive quote delle componenti transfrontaliera e transnazionale, che sono pari al 77,9% e al 22,1%.

Metodo di assegnazione per le regioni ultraperiferiche e a bassa densità  di popolazione e le isole

Le regioni ultraperiferiche e le regioni settentrionali a bassa densità di popolazione di livello NUTS 2 beneficeranno di una dotazione supplementare speciale che sarà distribuita per regione e Stato membro in proporzione alla popolazione totale di tali regioni.

Anche la situazione particolare delle regioni insulari è stata oggetto di attenzione con assegnazioni supplementari, al di là delle ripartizioni effettuate seguendo le metodologie riportate precedentemente.

Iniziativa per l'occupazione giovanile

Il 12 marzo 2013 la Commissione europea ha pubblicato le proposte di modifica del Regolamento generale e del Regolamento Fse per includere la nuova Iniziativa per l’occupazione giovanile (YEI) adottata dal Consiglio europeo nell’ambito dell’accordo del Consiglio europeo sul Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 (Consiglio europeo dell’8 febbraio 2013).

Nell’allegato III ter sono determinati i criteri e la metodologia per la ripartizione annuale delle risorse della dotazione specifica a titolo dell’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile.

La dotazione corrispondente a ciascuna regione ammissibile (identificata nelle regioni a livello di NUTS 2 con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25% nel 2012) è calcolata sulla base del rapporto tra il numero di giovani disoccupati (età 15-24 anni) e il numero totale dei giovani disoccupati in tutte le regioni ammissibili. La dotazione per ciascuno Stato membro è la somma delle dotazioni per ciascuna delle sue regioni ammissibili.

Focus Italia

L’Italia, durante il negoziato, ha migliorato la sua posizione nell’ambito del cosiddetto “saldo netto” (la differenza tra i contributi dell’Italia al bilancio UE ed i fondi ricevuti) che, pur restando negativo, passerà dagli attuali 4.500 milioni di euro l’anno per il periodo 2007-2013, corrispondenti allo 0,28% del Reddito nazionale lordo (RNL), a 3.850 milioni di euro l’anno per il periodo 2014-2020, corrispondenti allo 0,23% del RNL, con una riduzione media annuale di 650 milioni di euro per l’intero periodo 2014-2020. L’Italia diverrà così il terzo minor contribuente netto, dopo Belgio e Spagna. Il miglioramento della situazione del saldo netto dell’Italia è stato ottenuto in gran parte grazie ad un aumento delle risorse destinate all’Italia nell’ambito della politica di coesione, in controtendenza rispetto ad una generalizzata riduzione dei finanziamenti (tra l’8% e il 10 %) per gli altri Stati membri. L’altro elemento che consente una minore erogazione di risorse è, quasi paradossalmente, il maggior differenziale in negativo dei dati economici dell’Italia rispetto agli altri Paesi.

Per quanto riguarda le risorse attribuibili all’Italia, sulla base delle più recenti informazioni ufficiali (11) e delle simulazioni realizzate utilizzando i dati socio-economici pubblicati da Eurostat, è possibile stimare una dotazione pari a 29,2 miliardi di euro (a cui andrà sommata la dotazione YEI ), dettagliata per gruppi di regioni nella tabella 2.

L’Italia, rispetto alla prima proposta fatta da Van Rompuy ad inizio novembre, ha ottenuto l’assegnazione di fondi aggiuntivi per 3,5 miliardi di euro sui sette anni. Più in dettaglio ha ottenuto nel corso della fase finale del negoziato nel Consiglio europeo:
- 1,5 miliardi aggiuntivi per lo sviluppo rurale in Italia nel contesto della Politica Agricola Comune;
- 1,5 miliardi aggiuntivi per le regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, di cui 500 milioni per le aree rurali;
- oltre 500 milioni sul nuovo Fondo per l’occupazione giovanile.

Come già accennato, non sono confortanti, però, i dati che emergono dall’analisi della tabella 1 (vedi paragrafo “Ammissibilità e metodologia di assegnazione”) per cui l’incremento della dotazione per l’Italia è conseguente all’aumento del numero di regioni eleggibili nelle categorie “meno sviluppate” e “in transizione”.
Nella programmazione 2007-2013, infatti, avevamo 15 regioni nell’obiettivo Competitività, 4 nell’obiettivo  Convergenza e 2 in regime transitorio.
Alla luce degli ultimi dati sul PIL pro capite invece, si è aggiunta una regione a quelle “meno sviluppate” (Basilicata) e 2 dell’obiettivo competitività (Abruzzo e Molise) saranno ammissibili nella categoria “in transizione”.

Infine, la pubblicazione dei dati Eurostat 2012 sulla disoccupazione giovanile ha permesso l’elaborazione di una stima attendibile sulle risorse che saranno attribuite all’Italia relativamente alla Youth Employment Initiative (circa 530 milioni e altrettanti dalla linea di bilancio dedicata) ma, al contempo, pone l’attenzione sulla preoccupante crescita del dato rispetto al resto dell’Europa (circa il 17,7% delle risorse dedicate, subito dietro la Spagna con il 29,5%).

  

Tabella 2

 

 

 

 

 

Bilancio
2007-2013*

Accordo 27/06/2013
2014-2020

Differenze Bilancio

 

 

 

assolute

%

1b. Politiche di coesione

347.410

325.149

-22.261

-6,41%

 

 

 

 

 

Dettaglio Italia**

28.811

29.201

390

1,35%

Totale Regioni meno sviluppate

21.640

20.236

-1.404

-6,49%

Totale Regioni in transizione

1.348

999

-349

-27,82%

Totale Regioni più sviluppate

4.977

6.972

1.995

40,08%

Totale Cooperazione Territoriale Europea

846

995

149

17,61%

*A prezzi 2011

 

 

 

 

** Le categorie di regioni sono state aggiornate agli insiemi previsti nel nuovo quadro 2014-2020