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Quaderni di Tecnostruttura - Quaderno del 18 dicembre 2019

Capitale umano e innovazione sociale nella programmazione regionale

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Contesto

di Cecilia Cellai, Mariella Bucciarelli

Tecnostruttura - Settore Sviluppo Sostenibile

Coesione e sviluppo sostenibile ambiscono ad obiettivi congruenti di innovazione, inclusione, crescita e salvaguardia del capitale umano e naturale. Appare utile, quindi, adottare logiche ed impiegare strumenti facilitatori per una programmazione e quindi un’attuazione dello sviluppo e della crescita competitiva sostenibili, capaci di garantire che le sfide economiche, sociali e ambientali siano affrontate con una visione integrata delle varie dimensioni dello sviluppo – ambientale, economica, sociale ed istituzionale.

Nell’ambito del Semestre europeo le Regioni hanno da tempo avviato un percorso virtuoso, col fine di operare una programmazione quanto più integrata per una crescita e uno sviluppo sostenibili; negli ultimi anni col Contributo delle Regioni al Programma Nazionale di Riforma (PNR) le Regioni hanno proposto una lettura degli interventi di riforma da loro selezionati, tale da consentire l’ottemperanza e la convergenza con obiettivi e target di Agenda 2030 (1).

Quest’anno, a seguito della pubblicazione del Country report per l’Italia (27 febbraio 2019) della Commissione europea (CE) e in particolare del suo Allegato D (Annex D) (2), nel PNR delle Regioni 2019 è stato tempestivamente riportato un apposito quadro sinottico, utile per una lettura integrata alla luce delle ultime indicazioni CE, in contemporanea col PNR delle amministrazioni centrali (aprile 2019). In seguito aggiornato con le Raccomandazioni specifiche per paese del Semestre europeo (CSR) emanate nel luglio 2019 dal Consiglio UE, esso consente un’analisi pluri-programmatoria in risposta ai temi chiave del Semestre europeo: per ciascuna misura individuata nelle CSR 2018 e nei Target della strategia “Europa 2020”, nonché sulla base delle informazioni regionali contenute nel PNR 2019, è stato operato un primo raccordo con Risultati Attesi (RA) dell’Accordo di Partenariato (AdP) Fondi SIE 2014-2020, principi del Pilastro dei diritti sociali, SDGs e Obiettivi di Policy della Programmazione 2021-2027, nonchè con le nuove CSR di luglio 2019.

Quadro strategico regionale, nazionale ed europeo

Il Contributo delle Regioni al Programma Nazionale di Riforma (PNR) è stato impiegato - insieme alla funzione di strumento di monitoraggio degli interventi di riforma - come esercizio di raccordo programmatico del Semestre europeo con le Politiche di Coesione e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (SDGs). Oltre a ciò, le Regioni hanno espresso una posizione politica in Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, proponendo alla UE di riformare il Semestre europeo, affinché integri la governance multilivello, sia allineato a una nuova strategia di lungo termine della UE e attui gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (3).

A livello regionale, inoltre, gli stessi documenti di economia e finanza regionale (DEFR) e i documenti strategici di programmazione offrono il quadro e l’opportunità di classificare i dati regionali quantitativi e qualitativi per pervenire ad un monitoraggio e ad un posizionamento regionale rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile; altresì molti esercizi programmatori regionali sono già stati impostati per fornire indicazioni, linee, programmi e azioni di portata strategica, validi per monitorare in una programmazione unitaria regionale nel suo complesso anche gli obiettivi della programmazione europea 2021-2027.

A livello nazionale l’approccio è rappresentabile come un sistema a doppia via: da un lato la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, varata dal ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), rappresenta il quadro strategico di riferimento nazionale. Dall’altra parte, già a partire dal 2016, l’ISTAT ha affiancato agli indicatori e alle analisi sul benessere equo e sostenibile (BES) gli indicatori per il monitoraggio degli SDGs (i due set di indicatori sono solo parzialmente sovrapponibili, ma complementari). Oltre a ciò, a partire dal 2017, nel Documento di Economia e Finanza, una selezione di indicatori BES è entrata nel processo di definizione delle politiche economiche, integrando i tradizionali indicatori economici con misure sulla qualità della vita delle persone e sull’ambiente in cui vivono. A tale proposito si anticipa che il prossimo Contributo delle Regioni al PNR 2020 rileverà gli interventi di riforma regionali anche per effettuare un monitoraggio in ottica BES.

In termini prospettici strategici è rilevabile, poi, a livello europeo:

- Il negoziato sul Quadro Finanziario Pluriennale e sulle politiche di coesione 2021-2027 ha già fatto prevedere un forte legame tra Semestre europeo e Politiche di Coesione. È rilevante, inoltre, che gli obiettivi di policy siano anche particolarmente coincidenti con la struttura e i moniti del Semestre europeo – contenuti nelle citate CSR -, che sottendono ad una dimensione sociale richiedente un urgente cambio di passo del progetto europeo.

- Già nell’Accordo di partenariato della programmazione Fondi SIE attuale - ma in maniera più pervasiva e strategica nella programmazione delle Politiche di Coesione 2021-2027 – gli obiettivi di sviluppo sostenibile permeano in maniera trasversale tutti gli obiettivi di policy, arrivando tra l’altro a sostanziare – nella proposta nazionale di Accordo di partenariato - l’Obiettivo di Policy 5 Un’Europa più vicina ai cittadini come un microcosmo di sperimentazione locale. È indicativo che nell’impianto del Regolamento FSE+, pur ancora in bozza, lo sviluppo sostenibile venga richiamato nelle considerazioni iniziali (punto 4). Parimenti, rispetto all’Obiettivo di PolicyUn’Europa più sociale - anche alla luce dell’assunzione dei principi del Pilastro europeo dei diritti sociali - la visione dello sviluppo sostenibile risulta radicata ai risultati della programmazione attuale, finalizzata a consentire il salto di qualità atteso nella prossima programmazione.

- La nuova Commissione europea sarà nel suo insieme responsabile per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile; altresì ogni commissario sarà responsabile, ciascuno nel proprio settore di competenza, della realizzazione degli obiettivi ONU di Agenda 2030. Infine al commissario per gli Affari economici e finanziari Paolo Gentiloni andrà anche la responsabilità del coordinamento degli obiettivi ONU per lo sviluppo sostenibile nell’ambito del suo incarico come responsabile per il Semestre europeo.

- Il nuovo accordo per la crescita europea – The European Green Deal - è parte integrante della macro strategia europea per implementare Agenda 2030 e gli obiettivi ONU di sviluppo sostenibile e le altre priorità annunciate dalle linee guida politiche della nuova Commissione europea. Come parte del Green Deal, la Commissione reimposterà il suddetto processo del coordinamento macroeconomico del Semestre europeo per incorporare gli obiettivi Onu di sviluppo sostenibile, per mettere al centro della politica economia europea la sostenibilità ed il benessere dei cittadini, nonché per fare degli SDGs il cuore del sistema di policy making europeo (4).

Logiche anticipatorie dal negoziato sulla Politica di Coesione 2021-2027

Questi mesi vedono ancora in atto lo svilupparsi del negoziato con l’Unione europea sul prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP); si offre dunque l’occasione per sperimentare esercizi strategici di programmazione regionale, sia rispetto agli adempimenti regionali dello sviluppo sostenibile, come principio orizzontale della programmazione delle Politiche di Coesione 2014-2020; sia come logica anticipatoria nell’ambito della programmazione 2021-2027, nonché dell’adozione dell’Agenda 2030 come macro strategia europea per promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale a livello integrato locale.

Il prossimo Contributo delle Regioni al PNR (PNR 2020) può rappresentare uno strumento appropriato da mettere a disposizione per la sperimentazione: ciò in considerazione del fatto che quest’anno il Country report 2019 ha inserito un focus sulla politica di coesione, dedicandole un allegato specifico. In questo modo la Commissione europea ha inteso fornire un “fermo immagine” delle opinioni preliminari sui settori di investimento, nonchè sulle condizioni quadro ritenute fondanti per un’attuazione efficace delle Politica di Coesione, da perseguire nell’ambito del Semestre europeo; pertanto le conseguenti CSR 2019 constano di molti ammonimenti riguardanti investimenti (parola chiave delle CSR 2019) in ambiente, energia, capitale naturale e quant’altro afferente al FESR, oltre alle ormai consuete raccomandazioni indirizzate su criticità economico-finanziarie relative piuttosto al capitale umano, di ambito più propriamente FSE.

Inoltre, va considerato che nell’annuale PNR delle Regioni vengono monitorati anche gli interventi di riforma normativi, regolativi ed attuativi afferenti ai Target di Europa 2020: di questi, fin dai primi anni del monitoraggio i Target 3, 4 e 5 sono stati impostati per effettuare rilevazioni non solo strettamente in termini di riduzione di CO2, efficienza energetica e fonti rinnovabili, ma anche di economia circolare, infrastrutture, infrastrutture verdi, mobilità sostenibile, ecc; a questi macrotemi, pertanto, le Regioni rispondono da anni con continuità per consentire un preciso ed ampio monitoraggio qualitativo. A corredo di questi elementi, in considerazione di quanto emerso dal ciclo di riunioni dei Tavoli di partenariato sulla programmazione 2021-2027 appena concluso, è stato evidenziato, proprio in ambito FSE, un confronto coi macrotemi del Semestre europeo: questi offrono l’opportunità di sviluppare temi più specifici sulla base delle esigenze regionali rispetto a competenze green in ambito di PMI e sistemi educativi, nonché rispetto a nuovi incentivi alle imprese, alla riconversione di professioni tradizionali in lavori verdi, a nuove professioni green, all’economia circolare, al Green Public Procurement - GPP.

Governance regionale mediante strategie di programmazione integrata

Le Politiche di Coesione per loro missione godono di un impianto strategico comune a tutte le regioni europee e consentono di far esercitare meccanismi di governance multilivello mirati ad attuare la programmazione territoriale; le Regioni, quindi, giocano un ruolo determinante visto che costituiscono l’istituzione di programmazione strategica più vicina ai bisogni territorali, capace di integrare le politiche, attivando risorse europee, nazionali e regionali. Risulta quindi strategicamente rilevante a livello regionale - in particolare per la futura programmazione - saper utilizzare l’analisi del territorio e delle sue peculiarità suggerite dall’Agenda 2030 e dai suoi target, per poter attuare una politica di crescita e sviluppo coerente con la programmazione attuale dei Fondi SIE 2014-2020, con la programmazione post 2020 e sotto la lente innovativa dello sviluppo sostenibile. A ciò si aggiunge che gli SDGs di Agenda 2030 costituiscono un solido quadro di riferimento strategico, essendo già per buona parte coincidenti con gli Obiettivi tematici della coesione 2014-2020 e confluenti negli OP 2021-2027, escludendo la scadenza temporale che presentano (5). D’altra parte le Politiche di Coesione creano valore aggiunto innescando processi generativi di competitività e sviluppo sostenibile da misurare più a lungo termine, avvicinando i termini temporali nell’ambito del 2030. Pertanto, effettuare una lettura integrata dei cinque OP 2021-2027 con gli obiettivi di sviluppo sostenibile consente di pervenire ad una visione coerente, ma soprattutto misurabile delle dimensioni economica, sociale ed ambientale nelle politiche di coesione territoriali, seguendo anche le Raccomandazioni del Semestre europeo.

Il monitoraggio restituito nel PNR delle Regioni può consentire di esaminare i temi selezionati dalle Regioni col fine di analizzare ed individuare le priorità emergenti funzionali ad un modello di studio e di sperimentazione, utile all’integrazione dello sviluppo sostenibile con le priorità del Semestre europeo; nel contempo può offrire un quadro di lettura, utile alla prossima programmazione, per sperimentare possibili innesti tra le ambizioni della politica di coesione (FESR e FSE) e quelle di altre politiche concomitanti, sempre confluenti negli obiettivi di sviluppo sostenibile. Da evidenziare, peraltro, che la stessa programmazione UE per il periodo 2021-2027 potrebbe contribuire a colmare alcune delle lacune individuate nelle Raccomandazioni, in particolare nei settori riportati all'allegato D del Country Report, consentendo all'Italia di impiegare al meglio i fondi europei, tenendo conto delle disparità regionali.

Rafforzare la Capacità amministrativa del Paese per la gestione di questi fondi è un fattore importante per il successo dell'investimento: tale tema è ricorrente in specifiche CSR annuali del Semestre europeo; tra l’altro sostanzia l’Ob.11 dell’attuale programmazione ed assumerà particolare importanza nel post 2020, dove si tradurrà piuttosto in termini di Capacity building, funzionando come principio orizzontale per guidare la policy shaping regionale. Con i Piani di Rafforzamento Amministrativo, II fase (PRA) - destinati a garantire il miglioramento delle performance e della capacità amministrativa in osservanza ad una condizionalità ex ante della attuale programmazione – le Regioni sono state impegnate a potenziare l’assetto organizzativo delle amministrazioni pubbliche. Si potrebbe cogliere l’opportunità offerta dal II ciclo dei PRA, prevedendo nuove competenze e linee di attività dedicate ad Agenda 2030, col fine di conseguire adeguamenti strategici a livello organizzativo.

Anche le Strategie regionali di sviluppo sostenibile possono costituire sistemi di governance funzionali alla programmazione integrata. Le Regioni hanno già avviato le procedure per costruire la propria strategia regionale di sviluppo sostenibile, affinché sia coerente con la Strategia nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e definisca il contributo alla realizzazione degli obiettivi nazionali (6). Partecipando tutte a due avvisi annuali loro riservati dal MATTM (7) – mirati a fornire supporto alle strutture regionali impegnate negli adempimenti previsti per l’attuazione della Strategia Nazionale -, le Regioni e le Province autonome hanno risposto impegnando un cofinanziamento regionale e assicurando il raccordo e l’integrazione tra le attività previste e quelle già in essere in materia. Nello specifico, la governance regionale per lo sviluppo sostenibile dovrà garantire: l’unitarietà all'attività di pianificazione, come prescritto dall’art. 34 del d.lgs. 152/2006 e ss. mm.ii; il coinvolgimento della società civile, secondo il principio di inclusione dell’Agenda 2030; la coerenza delle politiche; il raccordo con la programmazione unitaria e le politiche di coesione, le quali sono attualmente in corso di definizione per il periodo 2021/2027, con il contributo delle Regioni. Ai sensi del citato art. 34 del d.lgs. 152/2006 e ss. mm.ii, la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile richiede l’esercizio di un approccio multidisciplinare per il raggiungimento degli obiettivi richiamati. Ciò va in piena coerenza con quanto già intrapreso dalle Regioni per valutare il proprio posizionamento in merito agli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello locale: un numero sempre maggiore di Regioni adotta nei propri documenti strategici sistemi di indicatori e piani di monitoraggio e revisione in termini di sviluppo sostenibile, operando raccordi funzionali tra obiettivi strategici regionali, strumenti di attuazione e Documenti di Economia e Finanza regionali (DEFR).

Alcune Regioni, infine, iniziano ad impostare la propria documentazione strategica anche in termini di Benessere Equo e Sostenibile (BES).

Quadro strategico regionale, nazionale ed europeo

Il Contributo delle Regioni al Programma Nazionale di Riforma (PNR) è stato impiegato - insieme alla funzione di strumento di monitoraggio degli interventi di riforma - come esercizio di raccordo programmatico del Semestre europeo con le Politiche di Coesione e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (SDGs). Oltre a ciò, le Regioni hanno espresso una posizione politica in Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, proponendo alla UE di riformare il Semestre europeo, affinché integri la governance multilivello, sia allineato a una nuova strategia di lungo termine della UE e attui gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (3).

A livello regionale, inoltre, gli stessi documenti di economia e finanza regionale (DEFR) e i documenti strategici di programmazione offrono il quadro e l’opportunità di classificare i dati regionali quantitativi e qualitativi per pervenire ad un monitoraggio e ad un posizionamento regionale rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile; altresì molti esercizi programmatori regionali sono già stati impostati per fornire indicazioni, linee, programmi e azioni di portata strategica, validi per monitorare in una programmazione unitaria regionale nel suo complesso anche gli obiettivi della programmazione europea 2021-2027.

A livello nazionale l’approccio è rappresentabile come un sistema a doppia via: da un lato la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, varata dal ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), rappresenta il quadro strategico di riferimento nazionale. Dall’altra parte, già a partire dal 2016, l’ISTAT ha affiancato agli indicatori e alle analisi sul benessere equo e sostenibile (BES) gli indicatori per il monitoraggio degli SDGs (i due set di indicatori sono solo parzialmente sovrapponibili, ma complementari). Oltre a ciò, a partire dal 2017, nel Documento di Economia e Finanza, una selezione di indicatori BES è entrata nel processo di definizione delle politiche economiche, integrando i tradizionali indicatori economici con misure sulla qualità della vita delle persone e sull’ambiente in cui vivono. A tale proposito si anticipa che il prossimo Contributo delle Regioni al PNR 2020 rileverà gli interventi di riforma regionali anche per effettuare un monitoraggio in ottica BES.

In termini prospettici strategici è rilevabile, poi, a livello europeo:

- Il negoziato sul Quadro Finanziario Pluriennale e sulle politiche di coesione 2021-2027 ha già fatto prevedere un forte legame tra Semestre europeo e Politiche di Coesione. È rilevante, inoltre, che gli obiettivi di policy siano anche particolarmente coincidenti con la struttura e i moniti del Semestre europeo – contenuti nelle citate CSR -, che sottendono ad una dimensione sociale richiedente un urgente cambio di passo del progetto europeo.

- Già nell’Accordo di partenariato della programmazione Fondi SIE attuale - ma in maniera più pervasiva e strategica nella programmazione delle Politiche di Coesione 2021-2027 – gli obiettivi di sviluppo sostenibile permeano in maniera trasversale tutti gli obiettivi di policy, arrivando tra l’altro a sostanziare – nella proposta nazionale di Accordo di partenariato - l’Obiettivo di Policy 5 Un’Europa più vicina ai cittadini come un microcosmo di sperimentazione locale. È indicativo che nell’impianto del Regolamento FSE+, pur ancora in bozza, lo sviluppo sostenibile venga richiamato nelle considerazioni iniziali (punto 4). Parimenti, rispetto all’Obiettivo di PolicyUn’Europa più sociale - anche alla luce dell’assunzione dei principi del Pilastro europeo dei diritti sociali - la visione dello sviluppo sostenibile risulta radicata ai risultati della programmazione attuale, finalizzata a consentire il salto di qualità atteso nella prossima programmazione.

- La nuova Commissione europea sarà nel suo insieme responsabile per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile; altresì ogni commissario sarà responsabile, ciascuno nel proprio settore di competenza, della realizzazione degli obiettivi ONU di Agenda 2030. Infine al commissario per gli Affari economici e finanziari Paolo Gentiloni andrà anche la responsabilità del coordinamento degli obiettivi ONU per lo sviluppo sostenibile nell’ambito del suo incarico come responsabile per il Semestre europeo.

- Il nuovo accordo per la crescita europea – The European Green Deal - è parte integrante della macro strategia europea per implementare Agenda 2030 e gli obiettivi ONU di sviluppo sostenibile e le altre priorità annunciate dalle linee guida politiche della nuova Commissione europea. Come parte del Green Deal, la Commissione reimposterà il suddetto processo del coordinamento macroeconomico del Semestre europeo per incorporare gli obiettivi Onu di sviluppo sostenibile, per mettere al centro della politica economia europea la sostenibilità ed il benessere dei cittadini, nonché per fare degli SDGs il cuore del sistema di policy making europeo (4).

Logiche anticipatorie dal negoziato sulla Politica di Coesione 2021-2027

Questi mesi vedono ancora in atto lo svilupparsi del negoziato con l’Unione europea sul prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP); si offre dunque l’occasione per sperimentare esercizi strategici di programmazione regionale, sia rispetto agli adempimenti regionali dello sviluppo sostenibile, come principio orizzontale della programmazione delle Politiche di Coesione 2014-2020; sia come logica anticipatoria nell’ambito della programmazione 2021-2027, nonché dell’adozione dell’Agenda 2030 come macro strategia europea per promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale a livello integrato locale.

Il prossimo Contributo delle Regioni al PNR (PNR 2020) può rappresentare uno strumento appropriato da mettere a disposizione per la sperimentazione: ciò in considerazione del fatto che quest’anno il Country report 2019 ha inserito un focus sulla politica di coesione, dedicandole un allegato specifico. In questo modo la Commissione europea ha inteso fornire un “fermo immagine” delle opinioni preliminari sui settori di investimento, nonchè sulle condizioni quadro ritenute fondanti per un’attuazione efficace delle Politica di Coesione, da perseguire nell’ambito del Semestre europeo; pertanto le conseguenti CSR 2019 constano di molti ammonimenti riguardanti investimenti (parola chiave delle CSR 2019) in ambiente, energia, capitale naturale e quant’altro afferente al FESR, oltre alle ormai consuete raccomandazioni indirizzate su criticità economico-finanziarie relative piuttosto al capitale umano, di ambito più propriamente FSE.

Inoltre, va considerato che nell’annuale PNR delle Regioni vengono monitorati anche gli interventi di riforma normativi, regolativi ed attuativi afferenti ai Target di Europa 2020: di questi, fin dai primi anni del monitoraggio i Target 3, 4 e 5 sono stati impostati per effettuare rilevazioni non solo strettamente in termini di riduzione di CO2, efficienza energetica e fonti rinnovabili, ma anche di economia circolare, infrastrutture, infrastrutture verdi, mobilità sostenibile, ecc; a questi macrotemi, pertanto, le Regioni rispondono da anni con continuità per consentire un preciso ed ampio monitoraggio qualitativo. A corredo di questi elementi, in considerazione di quanto emerso dal ciclo di riunioni dei Tavoli di partenariato sulla programmazione 2021-2027 appena concluso, è stato evidenziato, proprio in ambito FSE, un confronto coi macrotemi del Semestre europeo: questi offrono l’opportunità di sviluppare temi più specifici sulla base delle esigenze regionali rispetto a competenze green in ambito di PMI e sistemi educativi, nonché rispetto a nuovi incentivi alle imprese, alla riconversione di professioni tradizionali in lavori verdi, a nuove professioni green, all’economia circolare, al Green Public Procurement - GPP.

Governance regionale mediante strategie di programmazione integrata

Le Politiche di Coesione per loro missione godono di un impianto strategico comune a tutte le regioni europee e consentono di far esercitare meccanismi di governance multilivello mirati ad attuare la programmazione territoriale; le Regioni, quindi, giocano un ruolo determinante visto che costituiscono l’istituzione di programmazione strategica più vicina ai bisogni territorali, capace di integrare le politiche, attivando risorse europee, nazionali e regionali. Risulta quindi strategicamente rilevante a livello regionale - in particolare per la futura programmazione - saper utilizzare l’analisi del territorio e delle sue peculiarità suggerite dall’Agenda 2030 e dai suoi target, per poter attuare una politica di crescita e sviluppo coerente con la programmazione attuale dei Fondi SIE 2014-2020, con la programmazione post 2020 e sotto la lente innovativa dello sviluppo sostenibile. A ciò si aggiunge che gli SDGs di Agenda 2030 costituiscono un solido quadro di riferimento strategico, essendo già per buona parte coincidenti con gli Obiettivi tematici della coesione 2014-2020 e confluenti negli OP 2021-2027, escludendo la scadenza temporale che presentano (5). D’altra parte le Politiche di Coesione creano valore aggiunto innescando processi generativi di competitività e sviluppo sostenibile da misurare più a lungo termine, avvicinando i termini temporali nell’ambito del 2030. Pertanto, effettuare una lettura integrata dei cinque OP 2021-2027 con gli obiettivi di sviluppo sostenibile consente di pervenire ad una visione coerente, ma soprattutto misurabile delle dimensioni economica, sociale ed ambientale nelle politiche di coesione territoriali, seguendo anche le Raccomandazioni del Semestre europeo.

Il monitoraggio restituito nel PNR delle Regioni può consentire di esaminare i temi selezionati dalle Regioni col fine di analizzare ed individuare le priorità emergenti funzionali ad un modello di studio e di sperimentazione, utile all’integrazione dello sviluppo sostenibile con le priorità del Semestre europeo; nel contempo può offrire un quadro di lettura, utile alla prossima programmazione, per sperimentare possibili innesti tra le ambizioni della politica di coesione (FESR e FSE) e quelle di altre politiche concomitanti, sempre confluenti negli obiettivi di sviluppo sostenibile. Da evidenziare, peraltro, che la stessa programmazione UE per il periodo 2021-2027 potrebbe contribuire a colmare alcune delle lacune individuate nelle Raccomandazioni, in particolare nei settori riportati all'allegato D del Country Report, consentendo all'Italia di impiegare al meglio i fondi europei, tenendo conto delle disparità regionali.

Rafforzare la Capacità amministrativa del Paese per la gestione di questi fondi è un fattore importante per il successo dell'investimento: tale tema è ricorrente in specifiche CSR annuali del Semestre europeo; tra l’altro sostanzia l’Ob.11 dell’attuale programmazione ed assumerà particolare importanza nel post 2020, dove si tradurrà piuttosto in termini di Capacity building, funzionando come principio orizzontale per guidare la policy shaping regionale. Con i Piani di Rafforzamento Amministrativo, II fase (PRA) - destinati a garantire il miglioramento delle performance e della capacità amministrativa in osservanza ad una condizionalità ex ante della attuale programmazione – le Regioni sono state impegnate a potenziare l’assetto organizzativo delle amministrazioni pubbliche. Si potrebbe cogliere l’opportunità offerta dal II ciclo dei PRA, prevedendo nuove competenze e linee di attività dedicate ad Agenda 2030, col fine di conseguire adeguamenti strategici a livello organizzativo.

Anche le Strategie regionali di sviluppo sostenibile possono costituire sistemi di governance funzionali alla programmazione integrata. Le Regioni hanno già avviato le procedure per costruire la propria strategia regionale di sviluppo sostenibile, affinché sia coerente con la Strategia nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e definisca il contributo alla realizzazione degli obiettivi nazionali (6). Partecipando tutte a due avvisi annuali loro riservati dal MATTM (7) – mirati a fornire supporto alle strutture regionali impegnate negli adempimenti previsti per l’attuazione della Strategia Nazionale -, le Regioni e le Province autonome hanno risposto impegnando un cofinanziamento regionale e assicurando il raccordo e l’integrazione tra le attività previste e quelle già in essere in materia. Nello specifico, la governance regionale per lo sviluppo sostenibile dovrà garantire: l’unitarietà all'attività di pianificazione, come prescritto dall’art. 34 del d.lgs. 152/2006 e ss. mm.ii; il coinvolgimento della società civile, secondo il principio di inclusione dell’Agenda 2030; la coerenza delle politiche; il raccordo con la programmazione unitaria e le politiche di coesione, le quali sono attualmente in corso di definizione per il periodo 2021/2027, con il contributo delle Regioni. Ai sensi del citato art. 34 del d.lgs. 152/2006 e ss. mm.ii, la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile richiede l’esercizio di un approccio multidisciplinare per il raggiungimento degli obiettivi richiamati. Ciò va in piena coerenza con quanto già intrapreso dalle Regioni per valutare il proprio posizionamento in merito agli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello locale: un numero sempre maggiore di Regioni adotta nei propri documenti strategici sistemi di indicatori e piani di monitoraggio e revisione in termini di sviluppo sostenibile, operando raccordi funzionali tra obiettivi strategici regionali, strumenti di attuazione e Documenti di Economia e Finanza regionali (DEFR).

Alcune Regioni, infine, iniziano ad impostare la propria documentazione strategica anche in termini di Benessere Equo e Sostenibile (BES).