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Quaderni di Tecnostruttura - Quaderno del 29 marzo 2018

Le novità  attese nel futuro delle politiche UE

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Premessa

di Teresa Cianni

Settore Fse - Tecnostruttura

Per soddisfare gli ambiziosi obiettivi fissati dalla Strategia Europa 2020, in tema di inclusione sociale e contrasto alla povertà, è necessario progettare nuovi sistemi di welfare in grado di combinare investimenti sociali con protezione sociale e stabilizzazione economica. In particolare è necessario semplificare e targetizzare meglio le politiche sociali, lavorando per integrare i servizi tra livelli di governi e aree di intervento, e promuovere la collaborazione con il privato e il Terzo settore come leva per la sostenibilità del bilancio pubblico e per migliorare la portata e la qualità dei servizi forniti.

L’innovazione sociale, supportata anche dall'ICT e dall'economia digitale, riveste un’importanza strategica nel ridisegno delle policy in quanto contribuisce a rafforzare la coesione sociale e la crescita attraverso soluzioni innovative e nuove forme di partenariati pubblico-privato.

Proseguendo la riflessione sul tema avviata, in fase di programmazione (si veda QT del 31 marzo 2016), si propone un contributo diretto a fornire una panoramica delle azioni messe in campo dalle Regioni Italiane per realizzare la Social Innovation in ambito FSE e ad offrire alcuni esempi di progetti di innovazione sociale realizzati in Europa.

Muovendo da un’analisi di quanto riportato nella specifica sezione delle Relazioni di attuazione 2017 e prendendo in esame gli atti programmatici e gli avvisi dedicati, di seguito viene descritto l’approccio seguito dalle Regioni Italiane nella definizione delle strategie di innovazione sociale e proposta una disamina delle iniziative attivate a valere sui PO FSE 2014-2020. Tali iniziative sono analizzate in relazione alle categorie d’intervento individuate nell’ambito dei Programmi operativi (welfare e servizi sociali; servizi di cura e di organizzazione del lavoro a sostegno della conciliazione, Economia Sociale ecc.), prescindendo dall’Obiettivo tematico nell’ambito del quale sono state realizzate (1).

A completare il quadro una panoramica di alcune esperienze realizzate in Europa, nell’ambito del programma EaSY o all’interno di altri programmi di finanziamento pubblico, che potrebbero fornire spunti di riflessione utili alla pianificazione degli interventi di innovazione sociale nel contesto nazionale.

L'approccio all'innovazione sociale delineato dalle Regioni italiane

Coerentemente con gli indirizzi forniti dalla Commissione Europea, che ha attribuito all’innovazione sociale una valenza strategica nella programmazione dei Fondi Strutturali, le Regioni hanno messo in campo azioni innovative dirette a promuovere un’economia sociale più competitiva. L’obiettivo è incentivare lo sviluppo di soluzioni alternative, più efficaci e sostenibili di quelle preesistenti, per rispondere ai bisogni della collettività insoddisfatti, migliorando gli outcome in termini sociali. 

Le risposte ai mutamenti socio-economici in corso (invecchiamento demografico, nuovi modelli di famiglia, flessibilità del lavoro, crescita delle disuguaglianze, migrazioni) e ai nuovi bisogni sociali emergenti si sono tradotte sia nella promozione di nuove idee in relazione a servizi, prodotti, modelli, sia nello sviluppo di nuove relazioni sociali e collaborazioni tra soggetti di diversa natura (pubbliche amministrazioni, soggetti dell’economia sociale e del mondo produttivo, esponenti della società civile) per un ridisegno delle policy e dei servizi offerti alla cittadinanza in chiave partecipativa.

Nel delineare le strategie di innovazione sociale sono stati seguiti diversi approcci, che vedono un progressivo allargamento dei tavoli di consultazione a diversi stakeholders, per indagare nuovi problemi o individuare le carenze del sistema di risposta alle esigenze dei cittadini da una nuova angolazione. Si assiste dunque ad un generale orientamento verso modelli di intervento che privilegiano una governance partecipativa, prevedendo un coinvolgimento nel processo decisionale dei destinatari per condividere con loro la gestione della cosa pubblica, ma anche le responsabilità e la valutazione del risultato.

Gli interventi regionali si sono finora concentrati sui primi tre stadi della spirale dell’Innovazione Sociale di Nesta: una migliore comprensione delle esigenze e delle opportunità, la generazione di idee e il loro sviluppo. In questo percorso che vede spostare il focus del ruolo della PA da service provider a quello di service facilitator, ossia da soggetto che fornisce ed eroga servizi alla comunità a soggetto che crea le condizioni perché certe cose avvengano nell’interesse della comunità stessa, le amministrazioni hanno seguito modelli d’intervento parzialmente differenti. In alcuni casi le autorità pubbliche hanno agito da hub delle idee emerse dai territori stimolando, raccogliendo e selezionando le idee dei cittadini per poi sostenerle e renderle concrete. In altri hanno operato come fattore abilitante, divenendo il centro di una rete di attori che, complessivamente e in modo concertato, si assumono collettivamente la responsabilità di elaborare e realizzare un progetto strategico di innovazione delle politiche pubbliche di welfare. Infine in un terzo caso, attraverso la collaborazione con Università/enti di ricerca, hanno avviato appositi interventi di ricerca azione al fine di analizzare le esperienze relative ad ambiti o tematiche ritenute rilevanti e replicarle nei contesti locali introducendo dei cambiamenti migliorativi.

Nel primo modello, le Regioni hanno impostato la pianificazione esecutiva delle azioni di social innovation in due fasi: una sullo schema del “concorso di idee”, istituendo un primo scambio aperto a tutti gli attori coinvolti per acquisire informazioni utili alla progettazione della policy; una seconda a carattere competitivo attraverso avvisi diretti a favorire, sulla base degli esiti della fase precedente, i processi aggregativi tra soggetti/progetti dotati di ratio comuni.

Tale approccio si basa sullo sviluppo di un processo partecipativo, che vede il coinvolgimento attivo di cittadini, operatori economici e sociali nella costruzione di risposte ai bisogni della comunità. Gli stakeholder e i cittadini possono, in sostanza, definire le loro idee innovative, esplicitare i fabbisogni e partecipare alla costruzione delle linee d’azione regionale in risposta a tali istanze.

Dal punto di vista procedurale, lo stesso si esplica attraverso il lancio di “call for action” e “call for ideas” per la ricerca di nuove idee e progetti innovativi, nelle quali l’amministrazione definisce i partecipanti e le finalità con riferimento a problematiche sociali, di innovazione, di lavoro, ecc. Per quanto riguarda l’individuazione delle fasce di popolazione coinvolte, si va da bandi aperti a tutti e quindi indeterminati (singoli, enti, imprese, ecc.), a bandi con target identificati. Il discrimine in quest’ultimo caso può essere l’appartenenza ad una fascia di età (giovani, meno giovani), oppure la tipologia di soggettività giuridica (terzo settore, mondo produttivo, associazionismo, ecc.) (2).

Di norma i bandi hanno previsto che le proposte progettuali (presentate in risposta alle call) fossero sottoposte ad una valutazione d’impatto sociale (3), che si caratterizza per alcuni tratti distintivi:
- spostamento del focus dagli output (risultati) del progetto, agli outcomes (effetti a medio termine) generati sulla collettività, ovvero sui destinatari diretti e indiretti, sulla rete di organizzazioni coinvolte, sull’organizzazione stessa che ha attuato il progetto, e sul committente;
- integrazione di misurazioni quantitative e di metodi qualitativi, quali per esempio le narrazioni;
- rilevazioni condotte ex ante, in itinere ed ex post, a distanza di sei mesi/un anno dalla conclusione del progetto;
- individuazione partecipata delle dimensioni e collaborazione nella costruzione degli indicatori per la valutazione dell’impatto, tra il soggetto valutatore e il soggetto valutato.

Nel secondo caso l’elemento caratterizzante è la definizione a monte (in DGR ecc.) da parte della pubblica amministrazione di una idea di innovazione sociale, così come delle dimensioni rilevanti nel processo di costruzione della stessa, e nell’avvio di un confronto con esperti del tema e soggetti del terzo settore per acquisire informazioni utili alla identificazione degli ambiti di intervento su cui attivare progettualità innovative (4). L’obiettivo cui si tende è la sperimentazione di rinnovati modelli di definizione e gestione delle politiche e dei servizi di welfare, ispirati ad una logica di corresponsabilità e co-produzione tra attori pubblici e soggetti del privato sociale. 

Tale percorso si è, in taluni casi, sviluppato attraverso la strutturazione di tavoli istituzionali (che hanno visto il coinvolgimento degli assessorati competenti per le diverse aree di policy) e lo sviluppo di reti partenariali pubblico- privato finalizzati alla definizione di una strategia d’intervento in ambito sociale che intende proporre risposte ai bisogni emergenti incentrate sulla condivisione, la coprogrammazione/coprogettazione e interventi di tipo generativo, che mirano a stabilire tra i servizi e il cittadino che ne usufruisce relazioni di reciprocità e di corresponsabilità. Il lavoro dei tavoli ha rappresentato la base per l’elaborazione di Atti di indirizzo che tracciano le direttrici per promuovere la sperimentazione di iniziative di innovazione sociale in grado, attraverso la cooperazione tra pubblico e privato, di migliorare l’organizzazione nei termini della sostenibilità nel medio-lungo periodo e, al contempo, esprimano un’opportunità di potenziamento degli operatori dell’economia sociale, attraverso iniziative di sostegno intese a qualificarne l’attività da sviluppare in cooperazione con le istituzioni pubbliche territoriali (5).

Nel terzo caso le Regioni hanno individuato l’ambito in cui apportate i cambiamenti e proceduto alla raccolta delle esperienze esistenti, attraverso iniziative di ricerca-azione, per la successiva trasposizione e valorizzazione dei modelli d’intervento nei temi/settori specifici indagati. A titolo esemplificativo sono state lanciate call per lo studio di nuovi sistemi economico-sociali basati su modelli di economia circolare, in vista di giungere alla definizione e sperimentazione di nuovi modelli e strumenti di inclusione sociale mediante percorsi di creazione del lavoro basati su strategie collaborative, da sperimentare nelle aziende in un’ottica di promozione della Social corporate responsability (6). In coerenza con la legislazione nazionale che assoggetta gli enti del Terzo settore alla valutazione dell’impatto sociale (7), centralità viene attribuita a tale aspetto quale processo di identificazione dei progetti di social innovation che hanno prodotto impatti significativi, in vista di una replicabilità su larga scala.

Le principali esperienze realizzate nel territorio nazionale

L’esame dei dispositivi di attuazione, messi in campo dalle Regioni, evidenzia come nella progettazione delle azioni l’orientamento perseguito è stato di tipo trasversale intendendo l’innovazione sociale come un nuovo approccio delle politiche pubbliche nei confronti del cittadino rispetto al quale si interviene sia con azioni dirette per superare e prevenire i gap in termini di istruzione, di inserimento nel mercato di lavoro, di abilità personali che assumono una rilevanza fondamentale nel determinare la perdita di dignità della persona e l’emarginazione sociale, sia con azioni di carattere sistemico attraverso il ridisegno dei servizi di welfare e l’innovazione dei processi amministrativi.

Il settore prioritario d’intervento, in cui le Regioni hanno sperimentato iniziative di innovazione sociale, è costituito dal welfare e dai servizi sociali.

Nell’ambito degli Avvisi diretti all’inclusione sociale dei gruppi maggiormente vulnerabili sono stati portati avanti interventi diretti allo sviluppo, al consolidamento e alla qualificazione dei servizi sociali in un’ottica innovativa attraverso la previsione di un sistema di presa in carico globale ed integrato della persona fragile e della sua famiglia, che favorisca lo sviluppo delle competenze e delle capacità in vista di un più agevole inserimento nel mercato del lavoro. In tal senso è stato promosso l’utilizzo della valutazione multidimensionale, quale strumento utile ad orientare i professionisti coinvolti, i destinatari e le loro famiglie nella identificazione del bisogno e, conseguentemente, nella formulazione della risposta attraverso la definizione del progetto personalizzato. Al fine di migliorare la capacità di riscontro ai nuovi bisogni, le esperienze avviate hanno (inoltre) incentivato un lavoro di rete, tra soggetti pubblici con diverse competenze e tra questi e le organizzazioni del terzo settore, in grado di aumentare la capacità delle unità di offerta e dei servizi del territorio di agire in modo flessibile e dinamico.

Tale modello, utilizzato in maniera più diffusa per la presa in carico di soggetti vulnerabili da avviare in percorsi finalizzati all’inclusione lavorativa, è stato esteso (in alcuni contesti) anche all’ambito scolastico, sostenendo la realizzazione di “scuole di comunità” incentrate su uno schema educativo innovativo di presa in carico e accompagnamento, che prevede un coinvolgimento attivo di tutti i soggetti che (a vario titolo) si occupano dei ragazzi, a partire dalle famiglie (8).

Vengono, ancora, in rilievo le azioni innovative di welfare territoriale (9) che mirano a contribuire allo sviluppo di un welfare di prossimità ispirato ai principi di: sussidiarietà circolare, mediante la promozione di modelli di governance che prevedano la cooperazione tra diversi stakeholders; visione generativa e non solo redistributiva dei servizi di welfare; reciprocità e integrazione tra le politiche della salute, del lavoro, della formazione, dell’innovazione e dello sviluppo; empowerment della persona, rendendola parte attiva da responsabilizzare e coinvolgere nella costruzione delle riposte ai suoi bisogni; prossimità e domiciliarità, ovvero la scelta di riconoscere come focus unificante tutti i servizi la persona.

La misura intende, in particolare, stimolare l’attivazione di modelli innovativi di servizi collaborativi rivolti a cittadini con fragilità sociale, servizi di assistenza leggera di prossimità e di accompagnamento verso l’autonomia, servizi di orientamento e benessere per le persone con fragilità sociale attraverso l’uso delle tecnologie.

Si segnala, poi, il ricorso a strumenti pay by result per il finanziamento di progetti pilota ad impatto sociale ed occupazionale dei gruppi maggiormente svantaggiati, che si connotano per alcuni elementi d’innovatività quali l’uso del partenariato pubblico e privato nell’implementazione dei servizi e programmi sociali, la misurazione dell’impatto sociale e la remunerazione degli schemi di finanziamento (10).

Sono stati, inoltre, sperimentati modelli innovativi di servizi di cura e di organizzazione del lavoro a sostegno della conciliazione vita-lavoro. Allo scopo si è dato impulso al sostegno di forme di erogazione e fruizione flessibile dei servizi per l’infanzia attraverso l’attivazione di micronidi ad accoglienza ridotta, che offrano orari di utilizzo flessibili e differenziati, e di nidi familiari. Sono stati al tempo stesso sviluppati servizi di assistenza domiciliare innovativi, che prevedano l’utilizzo di tecnologie funzionali all’autonomia della persona, o condivisi come “le badanti di condominio” (11). Alla stessa stregua è stata incentivata l’introduzione di misure di welfare aziendale, che si caratterizzano quali esempi virtuosi di welfare di secondo livello generato da soggetti privati che si organizzano nel tentativo di rispondere a bisogni di conciliazione tempo-lavoro e di erogare servizi in grado di sostituirsi e affiancarsi con i servizi erogati dal pubblico. Si richiamano in proposito i nidi aziendali e le nuove forme di organizzazione del lavoro family friendly, come ad esempio i Piani di Welflex, che combinano una pluralità di strumenti quali banca ore, part time con servizi di conciliazione, la flessibilità dell’orario di lavoro, il telelavoro, lo smart working (12).

Il finanziamento di progetti diretti all’area della grave marginalità ha consentito di attivare modalità innovative di contatto e presa in carico, sia in ottica di prevenzione che di inclusione sociale e lavorativa, mediante interventi sinergici che agiscano sulle competenze e sui servizi di accoglienza e cura, nonché lo sviluppo di partenariati pubblico-privato-privato sociale per iniziative di pubblica utilità, in una logica di protagonismo socialmente responsabile (13).

All’interno di programmi di rigenerazione urbana sono stati promossi modelli innovativi sociali e abitativi (housing-first, co-housing sociale, gruppi appartamento, borgo assistito) che offrono al contempo servizi di promozione e accompagnamento all’abitare assistito, di supporto all’accesso ai servizi al lavoro e di sostegno a percorsi di qualificazione. A corollario (attraverso le risorse FESR) sono stati supportati interventi per l’adeguamento infrastrutturale e l’introduzione in via sperimentale di dispositivi AAL (Ambient Assisted Living) negli edifici residenziali di proprietà pubblica, che consentano lo svolgimento della vita domestica da parte di persone a mobilità ridotta (14).

Sul versante dell’Economia Sociale sono stati finanziati progetti diretti all’introduzione, all’interno d’ imprese for profit, di modelli organizzativi improntati alla responsabilità sociale d’impresa laddove l'elemento unificante è il saper coniugare obiettivi di sostenibilità economica con la produzione di un impatto sociale (15). L’azione regionale si è estrinsecata nel supporto ad iniziative seminariali e interventi di ricerca-azione sui temi dell’innovazione sociale, in grado di favorire la diffusione di una nuova cultura per lo sviluppo dell’inclusione sociale, mediante la promozione di percorsi di creazione del lavoro da realizzarsi nell’ambito di modelli innovativi ad impatto sociale, di economia collaborativa e circolare.

Gli obiettivi cui si tende, attraverso la ricerca-azione, riguardano: la capitalizzazione di best practices da trasferire e sperimentare sul territorio; il sostegno alle imprese nel definire e riconoscere il proprio valore sociale e l’impatto generato dalla propria attività economica sui territori di riferimento; la diffusione della cultura dell’innovazione sociale e l’educazione alla creazione di valore condiviso al fine di modernizzare le politiche sociali e di creazione del lavoro, basandosi sui principi dell’economia circolare e collaborativa.

Tali finalità sono perseguite attraverso un mix di strumenti quali: borse/assegni di ricerca, fellowship visiting (borse per study visit) per l’analisi di modelli aziendali di business e valutazione del loro grado di impatto sociale e l’assessment del grado di propensione e degli ostacoli esistenti all’impiego di strumenti ad impatto sociale; formazione, assistenza/consulenza per la sperimentazione di modelli di business innovativi e per l’ accompagnamento alla definizione societaria dell’impresa in società benefit; sostegno della fase di pre e post - start-up di nuove imprese sociali.

In ordine al business collegato all’innovazione sociale sono state portate avanti iniziative dirette ad offrire ai giovani occasioni di apprendimento in situazione attraverso: il finanziamento di progetti innovativi a vocazione imprenditoriale e ad alto potenziale di sviluppo locale; l'erogazione di servizi di accompagnamento e rafforzamento delle competenze a supporto della progettazione, della realizzazione e del follow-up dei medesimi progetti per la creazione di impresa (16). Vengono, inoltre, in rilievo gli interventi volti alla creazione di spazi collaborativi di lavoro (coworking), dove realizzare una community di lavoratrici e lavoratori che consenta la condivisione delle competenze e delle risorse per lo sviluppo di forme di autoimpiego e autoimprenditorialità, in particolare in ambiti strategici per lo sviluppo territoriale (17); nonché le azioni di supporto all’avvio al consolidamento e allo “scale-up” delle imprese innovative (18).

Per quanto concerne le politiche per l’istruzione e la formazione, sono stati attivati interventi innovativi destinati agli studenti volti a supportare la didattica digitale, mediante l’erogazione di appositi moduli formativi attraverso piattaforme di editoria e didattica digitale, tablet e impianti wifi, con l’obiettivo di rendere più attrattivi i percorsi di apprendimento, anche in un’ottica di contrasto alla dispersione scolastica e all’innalzamento dei livelli di istruzione (19).

Si evidenzia, poi, la realizzazione di percorsi di formazione professionale volti all’acquisizione di competenze specifiche in settori emergenti quali la Green, la Blue e la White Economy, l’ITC, finalizzati ad aumentare il numero di soggetti specializzati con profili adeguati in tali ambiti nonché a sviluppare nuove modalità produttive rispettose dell'ambiente e della salute di persone e territori (20).

Alla stessa stregua sono stati finanziati progetti a supporto dell’innovazione e della ricerca, che si sostanziano nell’assegnazione di borse di studio per giovani ricercatori da impegnare in progetti di innovazione e ricerca in corso di realizzazione da parte delle Università, nonché nello sviluppo di reti partenariali tra imprenditori, mondo accademico e della ricerca per introdurre trasformazioni/innovazioni aziendali (21).

In relazione alle iniziative di capacity building della PA si è puntato (da ultimo) alla modernizzazione dei processi amministrativi, con particolare riferimento alla trasparenza dei dati e all’innovazione digitale. Si intendono (in particolare) sostenere progetti finalizzati a rendere i servizi offerti a cittadini, lavoratori e imprese adeguati alle trasformazioni in atto, attraverso l’attivazione di percorsi di qualificazione ed empowerment del sistema degli operatori sulla tematica degli open data, nonché sulla gestione del cambiamento del lavoro nell’economia 4.0 (22).

 

Iniziative progettuali realizzate in Europa

La sezione propone una schematizzazione delle principali iniziative di innovazione sociale attivate in ambito europeo sul tema. La rassegna non fornisce una presentazione esaustiva di tutti i progetti realizzati, ma prende in considerazione unicamente quelli afferenti al tema dell’inclusione sociale dei gruppi vulnerabili, in ragione della loro potenziale replicabilità all’interno dei PO FSE (23). La scelta delle esperienze muove inoltre dalla considerazione dei principali attori che hanno dato impulso al processo di social innovation: le imprese sociali, i cittadini, le autorità pubbliche.

Il settore dell'economia sociale e solidale è generalmente il primo laboratorio di innovazioni sociali. Proprio in ragione della sua vicinanza e della profonda conoscenza di popolazioni e territori, è in grado di rilevare i bisogni sociali esistenti che sono stati poco o per niente soddisfatti, così come quelli nuovi e di fornire risposte attraverso la sperimentazione, modellizzazione e messa a regime.

L’innovazione può provenire anche dai cittadini che, guidati da uno o più volontari, si impegnano ad agire e a rispondere alle principali sfide sociali.

L'innovazione sociale può essere, poi, guidata da attori pubblici che cercano di rivedere il modo in cui le loro politiche pubbliche sono progettate e attuate, avviando esperimenti con un approccio multidisciplinare (coinvolgendo cittadini, progettisti di servizi, ecc.) nell’ottica di giungere ad un cambiamento sistemico delle policy di welfare secondo criteri di economicità, sostenibilità, vicinanza al cittadino.

 In allegato le iniziative europee.

L'approccio all'innovazione sociale delineato dalle Regioni italiane

Coerentemente con gli indirizzi forniti dalla Commissione Europea, che ha attribuito all’innovazione sociale una valenza strategica nella programmazione dei Fondi Strutturali, le Regioni hanno messo in campo azioni innovative dirette a promuovere un’economia sociale più competitiva. L’obiettivo è incentivare lo sviluppo di soluzioni alternative, più efficaci e sostenibili di quelle preesistenti, per rispondere ai bisogni della collettività insoddisfatti, migliorando gli outcome in termini sociali. 

Le risposte ai mutamenti socio-economici in corso (invecchiamento demografico, nuovi modelli di famiglia, flessibilità del lavoro, crescita delle disuguaglianze, migrazioni) e ai nuovi bisogni sociali emergenti si sono tradotte sia nella promozione di nuove idee in relazione a servizi, prodotti, modelli, sia nello sviluppo di nuove relazioni sociali e collaborazioni tra soggetti di diversa natura (pubbliche amministrazioni, soggetti dell’economia sociale e del mondo produttivo, esponenti della società civile) per un ridisegno delle policy e dei servizi offerti alla cittadinanza in chiave partecipativa.

Nel delineare le strategie di innovazione sociale sono stati seguiti diversi approcci, che vedono un progressivo allargamento dei tavoli di consultazione a diversi stakeholders, per indagare nuovi problemi o individuare le carenze del sistema di risposta alle esigenze dei cittadini da una nuova angolazione. Si assiste dunque ad un generale orientamento verso modelli di intervento che privilegiano una governance partecipativa, prevedendo un coinvolgimento nel processo decisionale dei destinatari per condividere con loro la gestione della cosa pubblica, ma anche le responsabilità e la valutazione del risultato.

Gli interventi regionali si sono finora concentrati sui primi tre stadi della spirale dell’Innovazione Sociale di Nesta: una migliore comprensione delle esigenze e delle opportunità, la generazione di idee e il loro sviluppo. In questo percorso che vede spostare il focus del ruolo della PA da service provider a quello di service facilitator, ossia da soggetto che fornisce ed eroga servizi alla comunità a soggetto che crea le condizioni perché certe cose avvengano nell’interesse della comunità stessa, le amministrazioni hanno seguito modelli d’intervento parzialmente differenti. In alcuni casi le autorità pubbliche hanno agito da hub delle idee emerse dai territori stimolando, raccogliendo e selezionando le idee dei cittadini per poi sostenerle e renderle concrete. In altri hanno operato come fattore abilitante, divenendo il centro di una rete di attori che, complessivamente e in modo concertato, si assumono collettivamente la responsabilità di elaborare e realizzare un progetto strategico di innovazione delle politiche pubbliche di welfare. Infine in un terzo caso, attraverso la collaborazione con Università/enti di ricerca, hanno avviato appositi interventi di ricerca azione al fine di analizzare le esperienze relative ad ambiti o tematiche ritenute rilevanti e replicarle nei contesti locali introducendo dei cambiamenti migliorativi.

Nel primo modello, le Regioni hanno impostato la pianificazione esecutiva delle azioni di social innovation in due fasi: una sullo schema del “concorso di idee”, istituendo un primo scambio aperto a tutti gli attori coinvolti per acquisire informazioni utili alla progettazione della policy; una seconda a carattere competitivo attraverso avvisi diretti a favorire, sulla base degli esiti della fase precedente, i processi aggregativi tra soggetti/progetti dotati di ratio comuni.

Tale approccio si basa sullo sviluppo di un processo partecipativo, che vede il coinvolgimento attivo di cittadini, operatori economici e sociali nella costruzione di risposte ai bisogni della comunità. Gli stakeholder e i cittadini possono, in sostanza, definire le loro idee innovative, esplicitare i fabbisogni e partecipare alla costruzione delle linee d’azione regionale in risposta a tali istanze.

Dal punto di vista procedurale, lo stesso si esplica attraverso il lancio di “call for action” e “call for ideas” per la ricerca di nuove idee e progetti innovativi, nelle quali l’amministrazione definisce i partecipanti e le finalità con riferimento a problematiche sociali, di innovazione, di lavoro, ecc. Per quanto riguarda l’individuazione delle fasce di popolazione coinvolte, si va da bandi aperti a tutti e quindi indeterminati (singoli, enti, imprese, ecc.), a bandi con target identificati. Il discrimine in quest’ultimo caso può essere l’appartenenza ad una fascia di età (giovani, meno giovani), oppure la tipologia di soggettività giuridica (terzo settore, mondo produttivo, associazionismo, ecc.) (2).

Di norma i bandi hanno previsto che le proposte progettuali (presentate in risposta alle call) fossero sottoposte ad una valutazione d’impatto sociale (3), che si caratterizza per alcuni tratti distintivi:
- spostamento del focus dagli output (risultati) del progetto, agli outcomes (effetti a medio termine) generati sulla collettività, ovvero sui destinatari diretti e indiretti, sulla rete di organizzazioni coinvolte, sull’organizzazione stessa che ha attuato il progetto, e sul committente;
- integrazione di misurazioni quantitative e di metodi qualitativi, quali per esempio le narrazioni;
- rilevazioni condotte ex ante, in itinere ed ex post, a distanza di sei mesi/un anno dalla conclusione del progetto;
- individuazione partecipata delle dimensioni e collaborazione nella costruzione degli indicatori per la valutazione dell’impatto, tra il soggetto valutatore e il soggetto valutato.

Nel secondo caso l’elemento caratterizzante è la definizione a monte (in DGR ecc.) da parte della pubblica amministrazione di una idea di innovazione sociale, così come delle dimensioni rilevanti nel processo di costruzione della stessa, e nell’avvio di un confronto con esperti del tema e soggetti del terzo settore per acquisire informazioni utili alla identificazione degli ambiti di intervento su cui attivare progettualità innovative (4). L’obiettivo cui si tende è la sperimentazione di rinnovati modelli di definizione e gestione delle politiche e dei servizi di welfare, ispirati ad una logica di corresponsabilità e co-produzione tra attori pubblici e soggetti del privato sociale. 

Tale percorso si è, in taluni casi, sviluppato attraverso la strutturazione di tavoli istituzionali (che hanno visto il coinvolgimento degli assessorati competenti per le diverse aree di policy) e lo sviluppo di reti partenariali pubblico- privato finalizzati alla definizione di una strategia d’intervento in ambito sociale che intende proporre risposte ai bisogni emergenti incentrate sulla condivisione, la coprogrammazione/coprogettazione e interventi di tipo generativo, che mirano a stabilire tra i servizi e il cittadino che ne usufruisce relazioni di reciprocità e di corresponsabilità. Il lavoro dei tavoli ha rappresentato la base per l’elaborazione di Atti di indirizzo che tracciano le direttrici per promuovere la sperimentazione di iniziative di innovazione sociale in grado, attraverso la cooperazione tra pubblico e privato, di migliorare l’organizzazione nei termini della sostenibilità nel medio-lungo periodo e, al contempo, esprimano un’opportunità di potenziamento degli operatori dell’economia sociale, attraverso iniziative di sostegno intese a qualificarne l’attività da sviluppare in cooperazione con le istituzioni pubbliche territoriali (5).

Nel terzo caso le Regioni hanno individuato l’ambito in cui apportate i cambiamenti e proceduto alla raccolta delle esperienze esistenti, attraverso iniziative di ricerca-azione, per la successiva trasposizione e valorizzazione dei modelli d’intervento nei temi/settori specifici indagati. A titolo esemplificativo sono state lanciate call per lo studio di nuovi sistemi economico-sociali basati su modelli di economia circolare, in vista di giungere alla definizione e sperimentazione di nuovi modelli e strumenti di inclusione sociale mediante percorsi di creazione del lavoro basati su strategie collaborative, da sperimentare nelle aziende in un’ottica di promozione della Social corporate responsability (6). In coerenza con la legislazione nazionale che assoggetta gli enti del Terzo settore alla valutazione dell’impatto sociale (7), centralità viene attribuita a tale aspetto quale processo di identificazione dei progetti di social innovation che hanno prodotto impatti significativi, in vista di una replicabilità su larga scala.

Le principali esperienze realizzate nel territorio nazionale

L’esame dei dispositivi di attuazione, messi in campo dalle Regioni, evidenzia come nella progettazione delle azioni l’orientamento perseguito è stato di tipo trasversale intendendo l’innovazione sociale come un nuovo approccio delle politiche pubbliche nei confronti del cittadino rispetto al quale si interviene sia con azioni dirette per superare e prevenire i gap in termini di istruzione, di inserimento nel mercato di lavoro, di abilità personali che assumono una rilevanza fondamentale nel determinare la perdita di dignità della persona e l’emarginazione sociale, sia con azioni di carattere sistemico attraverso il ridisegno dei servizi di welfare e l’innovazione dei processi amministrativi.

Il settore prioritario d’intervento, in cui le Regioni hanno sperimentato iniziative di innovazione sociale, è costituito dal welfare e dai servizi sociali.

Nell’ambito degli Avvisi diretti all’inclusione sociale dei gruppi maggiormente vulnerabili sono stati portati avanti interventi diretti allo sviluppo, al consolidamento e alla qualificazione dei servizi sociali in un’ottica innovativa attraverso la previsione di un sistema di presa in carico globale ed integrato della persona fragile e della sua famiglia, che favorisca lo sviluppo delle competenze e delle capacità in vista di un più agevole inserimento nel mercato del lavoro. In tal senso è stato promosso l’utilizzo della valutazione multidimensionale, quale strumento utile ad orientare i professionisti coinvolti, i destinatari e le loro famiglie nella identificazione del bisogno e, conseguentemente, nella formulazione della risposta attraverso la definizione del progetto personalizzato. Al fine di migliorare la capacità di riscontro ai nuovi bisogni, le esperienze avviate hanno (inoltre) incentivato un lavoro di rete, tra soggetti pubblici con diverse competenze e tra questi e le organizzazioni del terzo settore, in grado di aumentare la capacità delle unità di offerta e dei servizi del territorio di agire in modo flessibile e dinamico.

Tale modello, utilizzato in maniera più diffusa per la presa in carico di soggetti vulnerabili da avviare in percorsi finalizzati all’inclusione lavorativa, è stato esteso (in alcuni contesti) anche all’ambito scolastico, sostenendo la realizzazione di “scuole di comunità” incentrate su uno schema educativo innovativo di presa in carico e accompagnamento, che prevede un coinvolgimento attivo di tutti i soggetti che (a vario titolo) si occupano dei ragazzi, a partire dalle famiglie (8).

Vengono, ancora, in rilievo le azioni innovative di welfare territoriale (9) che mirano a contribuire allo sviluppo di un welfare di prossimità ispirato ai principi di: sussidiarietà circolare, mediante la promozione di modelli di governance che prevedano la cooperazione tra diversi stakeholders; visione generativa e non solo redistributiva dei servizi di welfare; reciprocità e integrazione tra le politiche della salute, del lavoro, della formazione, dell’innovazione e dello sviluppo; empowerment della persona, rendendola parte attiva da responsabilizzare e coinvolgere nella costruzione delle riposte ai suoi bisogni; prossimità e domiciliarità, ovvero la scelta di riconoscere come focus unificante tutti i servizi la persona.

La misura intende, in particolare, stimolare l’attivazione di modelli innovativi di servizi collaborativi rivolti a cittadini con fragilità sociale, servizi di assistenza leggera di prossimità e di accompagnamento verso l’autonomia, servizi di orientamento e benessere per le persone con fragilità sociale attraverso l’uso delle tecnologie.

Si segnala, poi, il ricorso a strumenti pay by result per il finanziamento di progetti pilota ad impatto sociale ed occupazionale dei gruppi maggiormente svantaggiati, che si connotano per alcuni elementi d’innovatività quali l’uso del partenariato pubblico e privato nell’implementazione dei servizi e programmi sociali, la misurazione dell’impatto sociale e la remunerazione degli schemi di finanziamento (10).

Sono stati, inoltre, sperimentati modelli innovativi di servizi di cura e di organizzazione del lavoro a sostegno della conciliazione vita-lavoro. Allo scopo si è dato impulso al sostegno di forme di erogazione e fruizione flessibile dei servizi per l’infanzia attraverso l’attivazione di micronidi ad accoglienza ridotta, che offrano orari di utilizzo flessibili e differenziati, e di nidi familiari. Sono stati al tempo stesso sviluppati servizi di assistenza domiciliare innovativi, che prevedano l’utilizzo di tecnologie funzionali all’autonomia della persona, o condivisi come “le badanti di condominio” (11). Alla stessa stregua è stata incentivata l’introduzione di misure di welfare aziendale, che si caratterizzano quali esempi virtuosi di welfare di secondo livello generato da soggetti privati che si organizzano nel tentativo di rispondere a bisogni di conciliazione tempo-lavoro e di erogare servizi in grado di sostituirsi e affiancarsi con i servizi erogati dal pubblico. Si richiamano in proposito i nidi aziendali e le nuove forme di organizzazione del lavoro family friendly, come ad esempio i Piani di Welflex, che combinano una pluralità di strumenti quali banca ore, part time con servizi di conciliazione, la flessibilità dell’orario di lavoro, il telelavoro, lo smart working (12).

Il finanziamento di progetti diretti all’area della grave marginalità ha consentito di attivare modalità innovative di contatto e presa in carico, sia in ottica di prevenzione che di inclusione sociale e lavorativa, mediante interventi sinergici che agiscano sulle competenze e sui servizi di accoglienza e cura, nonché lo sviluppo di partenariati pubblico-privato-privato sociale per iniziative di pubblica utilità, in una logica di protagonismo socialmente responsabile (13).

All’interno di programmi di rigenerazione urbana sono stati promossi modelli innovativi sociali e abitativi (housing-first, co-housing sociale, gruppi appartamento, borgo assistito) che offrono al contempo servizi di promozione e accompagnamento all’abitare assistito, di supporto all’accesso ai servizi al lavoro e di sostegno a percorsi di qualificazione. A corollario (attraverso le risorse FESR) sono stati supportati interventi per l’adeguamento infrastrutturale e l’introduzione in via sperimentale di dispositivi AAL (Ambient Assisted Living) negli edifici residenziali di proprietà pubblica, che consentano lo svolgimento della vita domestica da parte di persone a mobilità ridotta (14).

Sul versante dell’Economia Sociale sono stati finanziati progetti diretti all’introduzione, all’interno d’ imprese for profit, di modelli organizzativi improntati alla responsabilità sociale d’impresa laddove l'elemento unificante è il saper coniugare obiettivi di sostenibilità economica con la produzione di un impatto sociale (15). L’azione regionale si è estrinsecata nel supporto ad iniziative seminariali e interventi di ricerca-azione sui temi dell’innovazione sociale, in grado di favorire la diffusione di una nuova cultura per lo sviluppo dell’inclusione sociale, mediante la promozione di percorsi di creazione del lavoro da realizzarsi nell’ambito di modelli innovativi ad impatto sociale, di economia collaborativa e circolare.

Gli obiettivi cui si tende, attraverso la ricerca-azione, riguardano: la capitalizzazione di best practices da trasferire e sperimentare sul territorio; il sostegno alle imprese nel definire e riconoscere il proprio valore sociale e l’impatto generato dalla propria attività economica sui territori di riferimento; la diffusione della cultura dell’innovazione sociale e l’educazione alla creazione di valore condiviso al fine di modernizzare le politiche sociali e di creazione del lavoro, basandosi sui principi dell’economia circolare e collaborativa.

Tali finalità sono perseguite attraverso un mix di strumenti quali: borse/assegni di ricerca, fellowship visiting (borse per study visit) per l’analisi di modelli aziendali di business e valutazione del loro grado di impatto sociale e l’assessment del grado di propensione e degli ostacoli esistenti all’impiego di strumenti ad impatto sociale; formazione, assistenza/consulenza per la sperimentazione di modelli di business innovativi e per l’ accompagnamento alla definizione societaria dell’impresa in società benefit; sostegno della fase di pre e post - start-up di nuove imprese sociali.

In ordine al business collegato all’innovazione sociale sono state portate avanti iniziative dirette ad offrire ai giovani occasioni di apprendimento in situazione attraverso: il finanziamento di progetti innovativi a vocazione imprenditoriale e ad alto potenziale di sviluppo locale; l'erogazione di servizi di accompagnamento e rafforzamento delle competenze a supporto della progettazione, della realizzazione e del follow-up dei medesimi progetti per la creazione di impresa (16). Vengono, inoltre, in rilievo gli interventi volti alla creazione di spazi collaborativi di lavoro (coworking), dove realizzare una community di lavoratrici e lavoratori che consenta la condivisione delle competenze e delle risorse per lo sviluppo di forme di autoimpiego e autoimprenditorialità, in particolare in ambiti strategici per lo sviluppo territoriale (17); nonché le azioni di supporto all’avvio al consolidamento e allo “scale-up” delle imprese innovative (18).

Per quanto concerne le politiche per l’istruzione e la formazione, sono stati attivati interventi innovativi destinati agli studenti volti a supportare la didattica digitale, mediante l’erogazione di appositi moduli formativi attraverso piattaforme di editoria e didattica digitale, tablet e impianti wifi, con l’obiettivo di rendere più attrattivi i percorsi di apprendimento, anche in un’ottica di contrasto alla dispersione scolastica e all’innalzamento dei livelli di istruzione (19).

Si evidenzia, poi, la realizzazione di percorsi di formazione professionale volti all’acquisizione di competenze specifiche in settori emergenti quali la Green, la Blue e la White Economy, l’ITC, finalizzati ad aumentare il numero di soggetti specializzati con profili adeguati in tali ambiti nonché a sviluppare nuove modalità produttive rispettose dell'ambiente e della salute di persone e territori (20).

Alla stessa stregua sono stati finanziati progetti a supporto dell’innovazione e della ricerca, che si sostanziano nell’assegnazione di borse di studio per giovani ricercatori da impegnare in progetti di innovazione e ricerca in corso di realizzazione da parte delle Università, nonché nello sviluppo di reti partenariali tra imprenditori, mondo accademico e della ricerca per introdurre trasformazioni/innovazioni aziendali (21).

In relazione alle iniziative di capacity building della PA si è puntato (da ultimo) alla modernizzazione dei processi amministrativi, con particolare riferimento alla trasparenza dei dati e all’innovazione digitale. Si intendono (in particolare) sostenere progetti finalizzati a rendere i servizi offerti a cittadini, lavoratori e imprese adeguati alle trasformazioni in atto, attraverso l’attivazione di percorsi di qualificazione ed empowerment del sistema degli operatori sulla tematica degli open data, nonché sulla gestione del cambiamento del lavoro nell’economia 4.0 (22).

 

Iniziative progettuali realizzate in Europa

La sezione propone una schematizzazione delle principali iniziative di innovazione sociale attivate in ambito europeo sul tema. La rassegna non fornisce una presentazione esaustiva di tutti i progetti realizzati, ma prende in considerazione unicamente quelli afferenti al tema dell’inclusione sociale dei gruppi vulnerabili, in ragione della loro potenziale replicabilità all’interno dei PO FSE (23). La scelta delle esperienze muove inoltre dalla considerazione dei principali attori che hanno dato impulso al processo di social innovation: le imprese sociali, i cittadini, le autorità pubbliche.

Il settore dell'economia sociale e solidale è generalmente il primo laboratorio di innovazioni sociali. Proprio in ragione della sua vicinanza e della profonda conoscenza di popolazioni e territori, è in grado di rilevare i bisogni sociali esistenti che sono stati poco o per niente soddisfatti, così come quelli nuovi e di fornire risposte attraverso la sperimentazione, modellizzazione e messa a regime.

L’innovazione può provenire anche dai cittadini che, guidati da uno o più volontari, si impegnano ad agire e a rispondere alle principali sfide sociali.

L'innovazione sociale può essere, poi, guidata da attori pubblici che cercano di rivedere il modo in cui le loro politiche pubbliche sono progettate e attuate, avviando esperimenti con un approccio multidisciplinare (coinvolgendo cittadini, progettisti di servizi, ecc.) nell’ottica di giungere ad un cambiamento sistemico delle policy di welfare secondo criteri di economicità, sostenibilità, vicinanza al cittadino.

 In allegato le iniziative europee.