Premessa
di Teresa Cianni
Settore Fse - Tecnostruttura
La Commissione europea, nell’ambito del processo di sorveglianza dell’attuazione della Strategia UE 2020, ha posto l’accento su alcuni temi ritenuti strategici per garantire lo sviluppo e la competitività del sistema Paese. In particolare negli ultimi Country Reports e nelle Raccomandazioni Specifiche per l’Italia (2015 e 2016) la CE ha sottolineato l’importanza di procedere rapidamente ad una riforma della pubblica amministrazione, in termini di maggiore efficienza e migliore qualità nel settore pubblico, anche al fine di incoraggiare gli investimenti esteri. È stata altresì rimarcata la necessità di snellire l’apparato burocratico in vista di giungere alla definizione di un apparato pubblico citizens and firms friendly che riduca al minimo gli oneri a carico di cittadini e imprese. Imprescindibile si ritiene poi, a causa degli effetti prodotti dal protrarsi della recessione economica, l’adozione di una strategia organica di contrasto alla povertà. Mentre maggiori investimenti in ricerca e innovazione sono considerati fondamentali per garantire la crescita del Paese nel medio-lungo termine.
Il contributo che segue intende offrire una panoramica in merito al contributo dei Programmi operativi Fse e Fesr 2014-2020 al perseguimento degli obiettivi sopra delineati.
Modernizzazione ed efficientamento della pubblica amministrazione
La programmazione dei Fondi SIE 2014-2020 pone una rinnovata enfasi sulla centralità del rafforzamento e dell’ammodernamento dell’apparato pubblico, quale priorità strategica da perseguire per realizzare una "smart administration" in grado di fornire migliori servizi alle imprese e ai cittadini. La rilevanza delle policy destinate al capacity building si evince, del resto, dalla scelta, operata dal legislatore comunitario, di estendere la possibilità di finanziare tali interventi in tutto il territorio nazionale, diversamente da quanto previsto nel ciclo programmatorio 2007-2013, in cui le azioni di capacità istituzionale erano realizzabili solo nelle Regioni dell’area Convergenza.
In particolare, il Regolamento Fse dedica al perseguimento del citato obiettivo due priorità d’investimento: una di carattere più generale (art. 3.d.i) finalizzata a migliorare la capacità istituzionale e l’efficacia delle amministrazioni e dei servizi pubblici (…), ed una, più specifica, destinata a potenziare la capacità delle parti che operano nei settori dell'istruzione, della formazione permanente, della formazione, delle politiche sociali e del lavoro (art. 3.d.ii).
Le Regioni e Province autonome, in fase di programmazione del Fse hanno allocato sull’Obiettivo Tematico (OT) 11, destinato al rafforzamento della capacità istituzionale e amministrativa della PA, un ammontare di risorse pari a € 162.453.120. Il sostegno risulta concentrato in misura prevalente sulla prima priorità d’investimento, alla quale sono destinati €145.783.259; a fronte di € 16.669.861 appostati sulla seconda. L’asse, quantunque previsto all’interno di tutti i PO finanziati dal Fse, assume un peso finanziario più rilevante nelle Regioni in ritardo di sviluppo e in sostegno transitorio, dove complessivamente risultano allocati sull’OT 11 € 102.722.123 a fronte di € 59.730.997 del Centro Nord.
La strategia d’intervento dei PO converge in linea di massima sugli obiettivi di miglioramento delineati nelle Raccomandazioni europee (CSR3 e CSR6): l’ottimizzazione delle performance della pubblica amministrazione; l’aumento della trasparenza e interoperabilità e dell’accesso ai dati pubblici e l’innalzamento dei livelli di integrità e legalità nell'azione della PA; il miglioramento dell’efficienza e della qualità delle prestazioni del sistema giudiziario; la riduzione degli oneri amministrativi.
I programmi contengono una gamma piuttosto eterogenea di azioni, riflettendo il risultato delle specifiche analisi effettuate a livello delle singole amministrazioni e proponendo specifiche ipotesi di intervento adeguate al fabbisogno dei contesti locali; ciò nondimeno emergono alcune indicazioni programmatiche comuni, che di seguito evidenziamo.
Le Regioni intendono intervenire prioritariamente sul miglioramento delle prestazioni della pubblica amministrazione (Risultato Atteso dell’Accordo di Partenariato - RA - 11.3 selezionato da 19 Regioni). La quasi totalità si propone, in particolare, di attivare iniziative formative dirette all’empowerment delle diverse articolazioni dell’apparato pubblico (Regione e suoi organismi in house, Comuni, altri enti locali) e delle istituzioni preposte alla gestione delle politiche per la formazione, il lavoro e l’inclusione sociale. Gli interventi saranno focalizzati principalmente sulle competenze linguistiche e digitali, nonché su temi trasversali quali l’ambiente, gli appalti pubblici e gli aiuti di Stato. In misura minore si prevedono azioni mirate al rafforzamento delle strutture impegnate nella gestione dei Fondi SIE, a partire dalle tre Autorità (AdG, AdC e AdA) e ricomprendendovi, se del caso, gli eventuali organismi intermedi. Si prevede inoltre di definire sistemi di analisi delle performance anche attraverso l’adozione di modelli di rating e di sistemi di benchmarking.
In forma complementare saranno sostenute, da quasi metà delle Regioni, azioni per lo sviluppo e il rafforzamento della collaborazione in rete fra le amministrazioni e con gli stakeholder (servizi per l’impiego, servizi sociali, istituzioni scolastiche e formative) al fine di integrare i rispettivi sistemi, armonizzare procedure e modalità di gestione, condividere esperienze e modelli organizzativi di successo che possano massimizzare gli impatti delle policy.
Particolare attenzione è attribuita anche alle iniziative di capacitazione per l’efficace implementazione dei Programmi d’investimento pubblico (RA 11.6 selezionato da 7 Regioni). Più concretamente, quasi tutte le Regioni (tra quelle che hanno scelto il RA) attiveranno azioni di supporto all’implementazione dei Piani di rafforzamento amministrativo: garantendo un’adeguata capacità tecnica, in termini di quantità e competenze del personale responsabile della gestione e realizzazione degli interventi; assicurando standard di qualità in relazione a tempi e modalità di realizzazione degli stessi e la massima trasparenza delle azioni collegate al Programma; sviluppando strumenti comuni alle amministrazioni, con particolare riferimento ai sistemi informativi. A corollario saranno realizzate azioni di empowerment degli operatori coinvolti nei processi di riforma e modernizzazione delle politiche pubbliche, allo scopo di contemperare gli obiettivi di riordino istituzionale con quelli di un miglior utilizzo dei fondi europei.
Alla stessa stregua, più della metà delle Regioni che ha selezionato il RA intende finanziare interventi diretti all’attuazione del codice di condotta europeo sul partenariato ed al miglioramento della qualità della consultazione con le parti economiche e sociali, attraverso: l’attivazione di percorsi di qualificazione delle competenze; l’implementazione di un processo strutturato di partecipazione; la promozione di network finalizzati alla riduzione dell’asimmetria informativa tra i diversi attori coinvolti nei processi di programmazione ed attuazione di progetti complessi.
Nel quadro delle iniziative dirette ad innalzare i livelli di trasparenza, interoperabilità e accesso dei dati della pubblica amministrazione (RA 11.1 – selezionato da 11 Regioni), la quasi totalità delle Regioni interverrà sia sul fronte del miglioramento della qualità dei dati, per renderli in formato utilizzabile per cittadini, imprese e altre amministrazioni, sia sul rafforzamento della capacità della PA di diffondere e scambiare informazioni tramite sistemi interoperabili.
Saranno allo scopo messe a punto piattaforme informatiche (anche open data) per la gestione di settori cardine di competenza regionale (istruzione, formazione, lavoro, servizi sociali e sanitari); si punterà inoltre allo sviluppo di sistemi conoscitivi per lo scambio, l’elaborazione e la diffusione dei dati sulle diverse policy volti a facilitare la lettura dei fenomeni e la valutazione delle politiche. In parallelo saranno attivati, da oltre la metà delle Regioni, iniziative di aggiornamento delle competenze digitali del personale della PA per favorire il riutilizzo dei dati e interventi di formazione e affiancamento/consulenza, diretti a migliorare i processi organizzativi degli uffici che gestiscono le basi informative in un’ottica di collegamento-interoperabilità.
Un paio di amministrazioni si propongono, inoltre, di avviare (nell’ambito del RA 11.5) progetti ad hoc per il rafforzamento delle competenze in materia di trasparenza o per la creazione di network volti ad aumentare la riconoscibilità e la legalità delle azioni condotte dalla pubblica amministrazione, nonché interventi di formazione e accompagnamento on the job, sul disegno e la gestione delle procedure di gara online, per la prevenzione della corruzione negli appalti pubblici.
Una specifica attenzione sarà rivolta al rafforzamento degli uffici giudiziari (selezionato da 7 Regioni), in considerazione dell’esigenza di sostenere questi organismi nel loro impegno di contrasto e lotta all’illegalità. Le iniziative, programmate riguarderanno più nel dettaglio: l’introduzione di sistemi di qualità presso i tribunali; la reingegnerizzazione delle procedure di lavoro; la formazione, l’accompagnamento e il supporto organizzativo all’innovazione tecnologica e all’informatizzazione dei procedimenti; la promozione e diffusione della cultura del management e del case management.
Interventi diretti all’efficientamento della giustizia civile si rinvengono, in alcuni casi, nell’ambito delle iniziative più generali dirette al miglioramento delle prestazioni della PA; in particolare nelle ipotesi in cui l’amministrazione abbia valutato di non attivare lo specifico RA e l’azione correlata dell’Accordo di Partenariato.
Saranno infine sostenute azioni di semplificazione amministrativa e procedurale per ridurre gli oneri amministrativi; sebbene il risultato atteso diretto sia stato selezionato da una sola amministrazione, l’analisi dei PO evidenzia che iniziative finalizzate al perseguimento degli obiettivi dell’”Agenda per la Semplificazione” sono state comunque programmate da numerose Regioni nell’ambito dei risultati attesi volti a favorire la trasparenza l’interoperabilità e l’accesso ai dati pubblici (RA 11.1), il miglioramento delle prestazioni della PA (RA 11.3), il rafforzamento dell’efficienza del sistema giudiziario (RA 11.4) [cfr. CSR6].
Semplificazione degli oneri amministrativi e normativi
Con l'Agenda per la semplificazione 2015-2017, approvata dal Consiglio dei ministri del 1° dicembre 2014, il Governo, le Regioni e gli enti locali hanno assunto un impegno comune, con un cronoprogramma definito, per assicurare l'effettiva realizzazione di obiettivi di semplificazione, indispensabili per recuperare il ritardo competitivo dell'Italia, liberare le risorse per tornare a crescere e cambiare realmente la vita dei cittadini e delle imprese.
L'Agenda punta su cinque settori strategici di intervento: cittadinanza digitale, welfare e salute, fisco, edilizia e impresa. Per ciascuno individua azioni, responsabilità, scadenze e risultati attesi. Un particolare accento viene posto sulla promozione dell’utilizzo delle nuove tecnologie per semplificare le procedure amministrative interne alla PA e i processi di erogazione di servizi a cittadini e imprese. L’ampliamento della copertura sui territori della banda ultra larga (BUL) viene identificata come un fattore chiave per il conseguimento degli obiettivi di semplificazione e come condizione abilitante per la crescita economica.
La diffusione della BUL, grazie a maggiore velocità e affidabilità di connessione e trasmissione, abiliterà in modo significativo l’erogazione di servizi online per cittadini e imprese da parte della PA e dei privati, la diffusione dell’informazione, la condivisione e l’accessibilità del patrimonio pubblico, l'inclusione dei cittadini nella vita amministrativa, l’adozione di nuove applicazioni/servizi (o potenziamento di esistenti), che richiedono maggiori performance di banda, a supporto dell’innovazione e del cambiamento nel campo sociale, sanitario ed economico.
Il Fesr contribuirà a colmare il gap digitale, che ancora persiste nei diversi territori, attraverso gli interventi diretti al miglioramento dell’accesso alle Tecnologie dell’informazione e della Comunicazione (TIC). Complessivamente le risorse dei PO Fesr destinate a tale obiettivo (OT 2) sono pari a € 1.227.467.136 (quota comunitaria a cui si aggiungono le risorse di cofinanziamento nazionale e regionale). La maggior parte dei finanziamenti (il 67,66%) risulta allocato nelle Regioni in ritardo di sviluppo, dove si registrano maggiori criticità in termini di disponibilità di servizi di accesso a internet almeno a 30 Mbps; a fronte del 25,42% (€ 311.996.315) stanziato nelle aree più sviluppate e del 6,92% (€ 84.992.555) in quelle in transizione.
L’azione dei PO convergerà prioritariamente verso due direttrici strategiche: l’estensione e la diffusione della banda ultra larga e il sostegno all’adozione di reti e tecnologie emergenti (Priorità d’investimento - Pi - 2a - selezionata da 18 Regioni); il rafforzamento dell’applicazione delle TIC per lo sviluppo dell’e-government, dell’e-inclusion, dell’e-health, dell’e-culture (Pi 2c – selezionata da 17 Regioni). In via residuale saranno supportate, anche iniziative dirette allo sviluppo di prodotti e servizi delle TIC, del commercio elettronico e della domanda di TIC (Pi 2b – selezionata da 7 Regioni).
Nell’ambito della priorità volta a garantire la diffusione di connettività in banda ultra larga gli interventi dei PO saranno diretti ad assicurare una copertura ad almeno 30 Mbps nei territori (in particolare le aree bianche e i territori a fallimento di mercato), nonché lo sviluppo di reti di nuova generazione ultra broadband basati su servizi di accesso in fibra ottica e LTE con velocità di connessione di oltre 100 Mb/s, in quei distretti industriali dove la connessione è elemento strategico e competitivo per le imprese.
Per quanto concerne il rafforzamento dell’applicazione delle TIC per lo sviluppo di servizi digitali i POR supporteranno la messa a punto di soluzioni tecnologiche per la digitalizzazione e innovazione dei processi interni dei vari settori della pubblica amministrazione. In ambito sanitario saranno, in particolare, attivati interventi diretti all’introduzione del fascicolo sanitario elettronico o al completamento delle funzionalità necessarie alla piena integrazione e interoperabilità tra il fascicolo digitale ed i vari sistemi di legacy (ADT, servizi di diagnosi, PS) in modo da completare l’offerta di servizi e la domanda di informazioni sanitarie da parte dei cittadini e degli operatori del settore, nonché sviluppati servizi di telemedicina. Ampio spazio trovano le iniziative destinate ad altri comparti (es. turismo, giustizia, ecc.) ove si prevede di: realizzare o consolidare Data center regionali con tecnologie abilitanti trasversali, che garantiscano l’interoperabilità dei sistemi e delle basi informative, la dematerializzazione dei procedimenti e dei flussi documentali; sviluppare piattaforme informatiche dedicate a supporto dell’operatività degli Sportelli Unici per le attività produttive; attivare strumenti interattivi di consultazione ed analisi via web dei dati dei movimenti turistici e funzionalità per la compilazione dell’anagrafica commerciale da parte delle strutture ricettive; implementare il processo di digitalizzazione del settore della giustizia; sviluppare soluzioni informatiche per la definizione/implementazione del fascicolo digitale del cittadino.
Il processo di infrastrutturazione tecnologica della PA sarà poi accompagnato da una serie di iniziative volte ad assicurare l’interoperabilità delle banche dati pubbliche e la trasparenza, fruibilità e riutilizzabilità dei dati. Al perseguimento di tale obiettivo concorreranno sia gli interventi programmati nell’OT 2 dei PO Fesr sia quelle pianificate nell’OT 11 dei PO Fse.
Nello specifico attraverso il Fesr si intendono realizzare sia banche dati fondanti per il monitoraggio, la pianificazione, il controllo e la crescita del territorio (es. Catasto, Demanio, open data, Business intelligence ecc.) che banche dati tematiche per la valorizzazione e razionalizzazione, anche al fine della crescita economica, del sistema di informazioni e conoscenze a disposizione; sarà inoltre sostenuto l’acquisto di hardware e software per lo sviluppo di servizi di cooperazione applicativa diretti alla messa a punto e diffusione di sistemi informativi interoperabili. I PO Fse interverranno, invece, sia sul fronte del miglioramento della qualità dei dati, per renderli in formato utilizzabile per cittadini, imprese e altre amministrazioni, sia sul rafforzamento della capacità della PA di diffondere e scambiare informazioni tramite sistemi interoperabili [cfr. CSR 3].
In parallelo si agirà sul versante della domanda di tecnologia (Pi 2b selezionata da 7 Regioni) promuovendo iniziative di alfabetizzazione e inclusione digitale per incentivare l’utilizzo di servizi on line da parte di cittadini e imprese. Saranno a tal fine offerti servizi di formazione permanente sui temi dell’ITC in favore di cittadini e imprese, anche attraverso la messa a punto di piattaforme on line di supporto alla formazione; avviate iniziative di sensibilizzazione all’uso e alla sperimentazione della banda larga e ultralarga presso cittadini e imprese; sviluppati punti di accesso e laboratori per le smart community e la cittadinanza digitale; realizzati living labs per lo sviluppo delle applicazioni e di servizi basati sugli open data; creati punti pubblici di accesso sul territorio regionale per la fruizione, l’acculturazione e l’assistenza al “mondo digitale”.
Agli obiettivi dell’Agenda per la Semplificazione concorrono da ultimo, le misure di semplificazione programmate nell’OT 11 dei PO Fse. Si tratta in particolare di quelle iniziative dirette a creare un contesto più favorevole alle imprese, che non si sostanziano in interventi di digitalizzazione delle procedure, riconducibili in linea di massima alle seguenti linee di attività: l’incremento delle autocertificazioni (soprattutto per l’avvio delle attività economiche) e le autorizzazioni per silentium (SCIA, silenzio assenso); la creazione di sportelli unici; il perfezionamento del processo di definizione di una modulistica semplificata e unificata, in particolare per la presentazione delle pratiche edilizie.
Promozione della Ricerca e Innovazione
La nuova programmazione dei Fondi SIE proseguirà nel percorso di allineamento ai target di Europa 2020; i POR 2014-2020 destineranno infatti al rafforzamento della Ricerca e dell’Innovazione € 2.302.522.158 di finanziamenti Fesr. Poco più della metà delle risorse destinate a tale obiettivo (il 55,19%) provengono dai PO delle Regioni meno sviluppate (€ 1.270.753.368); nelle Regioni più sviluppate risultano invece allocati sull’OT 2 € 933.269.681 (il 40,53%) ed € 98.449.109 nelle aree in transizione (il 4,28%). I Programmi investiranno prioritariamente sulla promozione degli investimenti delle imprese in R&S (Pi 1b selezionata da 20 Regioni) e a corollario sul potenziamento dell’infrastruttura per la Ricerca e l’Innovazione (Pi 1.a selezionata da 13 Regioni).
Più nel dettaglio, nell’ambito della priorità destinata alla promozione dell’innovazione nelle imprese gli stessi sosterranno azioni volte: i) al sostegno a progetti di ricerca, per l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative, e alla ingegnerizzazione e industrializzazione dei risultati della stessa; ii) alla promozione degli investimenti delle imprese in attività di ricerca e sviluppo mediante l’erogazione di finanziamenti per l’acquisizione di servizi innovativi e prototipi di soluzioni innovative; (iii) alla creazione di start up innovative ad alta intensità di applicazione di conoscenza e al supporto di iniziative di spin-off della ricerca grazie ad un portafoglio di soluzioni (fondo perduto, equity e prestiti agevolati); (iv) al supporto alla costruzione di aggregazioni spontanee di centri di eccellenza per la realizzazione di progetti di ricerca ed innovazione (reti/accordi organizzati e strutturati tra grandi imprese, PMI e strutture della ricerca); (v) alla valorizzazione degli ambiti di specializzazione dove maggiore appare il potenziale competitivo (es. economia verde, ecoinnovazione, agro-bio ecc.); (vi) al sostegno alla partecipazione degli attori dei territori a piattaforme di concertazioni e reti nazionali di specializzazione intelligente, nonché ad altri progetti finanziati dai programmi europei per la ricerca e l’innovazione; (vii) al supporto allo sviluppo di piattaforme di ricerca collaborativa di portata strategica per i sistemi regionali e alla promozione di cluster ad alta intensità di ricerca; (viii) alla creazione di un ecosistema aperto per sperimentare un nuovo approccio partecipato alle attività di ricerca e alla costituzione di laboratori (living labs e fab labs) destinati allo sviluppo di nuove idee e soluzioni innovative; (ix) al rafforzamento della domanda di innovazione della PA attraverso il sostegno ad azioni di Precommercial Pubblic Procurement e di Procurement dell’innovazione.
Sul versante del potenziamento dell’infrastruttura per la Ricerca e l’Innovazione saranno portate avanti iniziative di: (i) sostegno allo sviluppo e all’impiego delle infrastrutture di ricerca regionali in grado di produrre un collegamento tra attività di ricerca applicata e fabbisogni di innovazione delle imprese; (ii) potenziamento infrastrutturale dei cluster tecnologici, ivi compresi i distretti tecnologici esistenti, e dei centri di R&I del settore privato; (iii) sostegno al completamento/potenziamento delle infrastrutture per la ricerca industriale e applicata (laboratori di ricerca applicata, laboratori di prove e test, dimostratori tecnologici) incentivando forme di cooperazione tra organismi di ricerca anche attraverso la loro messa in rete.
I POR Fse attiveranno iniziative complementari dirette alla formazione di personale altamente qualificato (borse di ricerca, dottorati, master, apprendistato in alta formazione) in grado di favorire l’acquisizione da parte delle imprese dei risultati della ricerca universitaria di eccellenza e il trasferimento delle competenze attraverso l’inserimento nel tessuto produttivo.
Contrasto alla povertà e inclusione sociale
L’attuale scenario socio economico, che denota la persistenza e addirittura l’incremento di fenomeni di povertà ed esclusione sociale, conferma la promozione dell’inclusione sociale quale sfida da affrontare attraverso la programmazione dei Fondi SIE 2014-2020.
Le Regioni hanno scelto, conseguentemente, di allocare sull’asse Inclusione sociale (OT 9) un significativo ammontare di risorse Fse: 1.254.534.333 di euro (il 21% del totale dei 21 POR), superando la soglia prevista dal Regolamento, a cui vanno aggiunte le risorse nazionali e regionali di cofinanziamento.
Sulla scorta di quanto realizzato nel 2007-2013 saranno perseguite, attraverso il Fse, le direttrici strategiche dirette a promuovere: l’inclusione attiva delle persone maggiormente vulnerabili per migliorarne l’occupabilità e combattere la discriminazione; l’accesso a servizi sostenibili e di qualità in ambito sociale e sociosanitario quale elemento complementare e sinergico all’inclusione attiva; l’imprenditorialità sociale quale strumento per garantire la disponibilità di servizi qualitativamente elevati a favore delle famiglie meno abbienti e creare al contempo nuove prospettive occupazionali.
La priorità sulla quale le Regioni hanno concentrato la maggior parte del sostegno è quella relativa all'inclusione attiva e al miglioramento dell’occupabilità (3.b.i), su cui risultano allocati € 821.991.169,5 (il 65,52% del totale dei POR) nella convinzione che per realizzare la coesione sociale sia indispensabile passare attraverso il lavoro.
Particolare rilievo è stato attribuito anche alla priorità dedicata al miglioramento dell'accesso ai servizi, compresi servizi sociali e cure sanitarie d'interesse generale (3.b.iv), a cui sono stati destinati € 395.691.845,5 (31,54% del totale dei POR), con la quale le Regioni intendono fronteggiare la crescente domanda di servizi sociali e la loro riorganizzazione in chiave innovativa.
Solo un paio di Regioni hanno scelto la priorità 3.b.v dedicata alla promozione dell'imprenditorialità sociale, destinandovi € 13.140.318 (1,05% del totale dei POR) per garantire il rafforzamento delle imprese sociali e sostenere la sperimentazione di forme di cooperazione tra soggetti pubblici e privati per la realizzazione di progetti di innovazione sociale. Cionondimeno l’attenzione al tema dello sviluppo dell’economia sociale, quale leva strategica per favorire l’inserimento socio-lavorativo di gruppi vulnerabili, così come, la disponibilità di servizi qualitativamente elevati a favore delle famiglie meno abbienti, risulta confermata dal significativo numero di amministrazioni (ben 13) che ha selezionato il pertinente risultato atteso (RA 9.7) nel quadro più complessivo delle politiche destinate all’inclusione attiva.
In via residuale due amministrazioni hanno deciso di attivare rispettivamente la priorità diretta alla promozione di strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo, sulla quale sono stati allocati € 18.711.000 (1,49%), e quella indirizzata all’integrazione delle comunità emarginate quali i Rom, alla quale sono destinati € 5.000.000 (0,4%). Con riferimento a tale ultimo target si evidenzia che diverse Regioni, quantunque non abbiano selezionato la pertinente priorità, hanno comunque previsto di attivare interventi mirati nell’ambito delle iniziative dirette a favorire il contrasto della povertà e dell’esclusione sociale (RA 9.1 AP), l’occupabilità (RA 9.2 AP) e l’accesso ai servizi (RA 9.3), nonché nell’ambito degli interventi di contrasto al disagio abitativo (RA 9.4 AP).
All’interno del quadro sopra delineato, l’analisi dei Programmi ha evidenziato che le Regioni Italiane intendono concorrere al perseguimento delle riferite priorità, attraverso un ampio spettro di azioni che pur nella loro specificità sono in linea di massima riconducibili alle linee di attività di seguito rappresentate.
Nell’ambito delle iniziative dirette all’inclusione attiva, con riferimento in particolare alle policy finalizzate alla riduzione della povertà e del rischio di esclusione sociale (RA 9.1 AP selezionato da 16 Regioni), circa metà delle amministrazioni regionali si propone di attivare misure (riconducibili all’azione 9.1.2) che agiscano in prima istanza sull’offerta di servizi sociali innovativi di sostegno a nuclei familiari multiproblematici e/o a persone particolarmente svantaggiate, accompagnandole in alcuni casi con sostegni economici diretti a favorirne l’occupabilità. Più concretamente s’intendono finanziare: interventi di presa in carico e servizi di consulenza educativa per famiglie problematiche con minori, nonché azioni di supporto e nuovi servizi di assistenza domiciliare ai nuclei familiari con anziani o altri soggetti in condizioni di ridotta autosufficienza.
Sul versante del sostegno alle persone in condizione di temporanea difficoltà economica (az. 9.1.3), più della metà delle Regioni ha previsto di attivare strumenti di ingegneria finanziaria o strumenti rimborsabili per favorire l’inserimento lavorativo di tale target. Nella maggior parte dei casi si tratta di microcrediti per l’avvio di attività di lavoro autonomo/imprenditoriali o per l’inserimento socio-lavorativo. Significative anche le iniziative dirette a prevedere erogazioni economiche (borse lavoro) quale corrispettivo per lo svolgimento di attività di pubblica utilità, richiamate da circa metà delle Regioni che prevedono l’azione.
Per quanto attiene ai progetti destinati a promuovere l’accesso al mercato del lavoro dei gruppi vulnerabili (RA 9.2 AP) tutte le Regioni prevedono di attivare interventi di presa in carico multiprofessionale finalizzati all’inclusione lavorativa delle persone maggiormente distanti dal mercato del lavoro (az. 9.2.2 selezionata da tutte le Regioni; az. 9.2.1 scelta da più di metà delle Regioni). Si intendono in particolare finanziare interventi di accompagnamento alla presa in carico personalizzata, in alcuni casi attraverso il coinvolgimento di più attori e servizi per la definizione di un progetto individuale di inserimento socio-lavorativo. Si tratta, più nel dettaglio, di percorsi di politica attiva: azioni integrate (orientamento; formazione, anche incentivata; work experiences; servizi di sostegno e piccoli sussidi) per l’ingresso/reingresso nel mercato del lavoro, borse lavoro, tirocini, progetti di lavoro di pubblica utilità e cittadinanza attiva.
Gli interventi di inclusione attiva contemplano altresì azioni di incentivazione a favore delle imprese per l’assunzione e/o la stabilizzazione di lavoratori svantaggiati e in misura prevalente iniziative a sostegno dell’imprenditorialità, che si concretizzano nella concessione di micro-crediti/incentivi per l’avvio di nuove attività imprenditoriali, con particolare riguardo alle imprese sociali. A corollario si prevede di realizzare anche servizi di consulenza e accompagnamento (tutorship e mentorship) per la ricerca di un’occupazione o per favorire l’integrazione in azienda dei target più vulnerabili (es. incentivi per l’adattamento degli ambienti di lavoro o attivazione di specifiche modalità contrattuali flessibili).
Sotto il profilo dei servizi (RA 9.3 AP, selezionato da 17 Regioni nell’ambito della corrispondente priorità d’investimento) l’ambito prevalente d’intervento è rappresentato dai servizi per l’infanzia, rispetto ai quali la quasi totalità delle Regioni intende agire dal lato della domanda attraverso l’erogazione di voucher/titoli di credito per l’accesso agli stessi. Nove Regioni prevedono di intervenire anche dal lato dell’offerta con iniziative di potenziamento e organizzazione più flessibile (orario giornaliero, utilizzo settimanale o mensile, o nei fine settimana, oppure nei periodi festivi o estivi, ecc.). Circa metà prevede, altresì, iniziative di qualificazione del personale allo scopo di consentire l’erogazione di servizi più adeguati alle istanze delle famiglie.
Tredici Regioni intendono, inoltre, attivare iniziative di rafforzamento dei servizi dedicati alle persone con limitazioni dell’autonomia (az. 9.3.6) attraverso: il potenziamento dei servizi residenziali e semiresidenziali e lo sviluppo di misure di assistenza domiciliare integrata in favore delle persone anziane e/o non autosufficienti, per incentivare la deistituzionalizzazione delle cure; l’attivazione di sportelli informativi per l’uscita dalla condizione di esclusione sociale; la corresponsione di sostegni economici (in più della metà dei casi) per l’accesso alle prestazioni.
In complementarietà con il PON Città metropolitane, cinque Regioni hanno scelto di finanziare, nell’ambito del RA 9.4 AP, anche servizi di promozione e accompagnamento all’abitare assistito (az. 9.4.2) finalizzati a soddisfare i bisogni di specifici soggetti-target caratterizzati da peculiare fragilità socio-economica. Si tratta nello specifico di sperimentare modelli residenziali innovativi di cohousing e housing sociale che si configurino come un sistema alloggio-servizio (case rifugio per l’accoglienza e la protezione di donne in situazione di pericolo, case per la seconda accoglienza destinate ad una ricezione temporanea per consentire la costruzione di percorsi di autonomia, laboratori sociali) e servizi di accompagnamento per il disagio abitativo (sportello casa, portierato sociale).
Per quanto riguarda, infine, la promozione dell’economia sociale (RA 9.7 AP selezionato da 13 Regioni e ricondotto nella quasi totalità dei casi alla Priorità d’intervento dedicata all’inclusione attiva) priorità è assegnata alle attività di rafforzamento della qualità organizzativa e professionale delle imprese sociali e delle organizzazioni del terzo settore (az. 9.7.3, selezionata da più della metà delle Regioni). Ampio spazio trovano anche gli interventi per la promozione della responsabilità sociale d’impresa attraverso l’introduzione di metodologie di gestione basate sulla social accountability; il sostegno a iniziative di certificazione di qualità in campo sociale; la creazione di modelli regionali di “accreditamento” delle cooperative sociali e delle associazioni di volontariato. Otto Regioni, tra quelle che hanno selezionato il RA, intende agire altresì sul potenziamento della capacità di inserimento lavorativo delle imprese sociali (az. 9.7.4), attraverso azioni di supporto allo sviluppo di nuove imprese sociali che si sostanziano: nell’implementazione di innovazioni di processo, in servizi di consulenza organizzativa e accesso al credito, formazione, incentivi allo spin off e start up di imprese che operano in campo sociale. Sono previsti inoltre strumenti di incentivazione per le imprese sociali già esistenti per l’integrazione socio-lavorativa di gruppi svantaggiati.
Quattro Regioni prevedono di avviare la sperimentazione di progetti di innovazione sociale (az. 9.7.5) quali: sportelli di cittadinanza, utilizzo sociale del patrimonio pubblico, microcredito rimborsabile anche attraverso controprestazioni di utilità collettiva, reti di solidarietà per la distribuzione di beni primari (alimenti, vestiario, calzature, materiale scolastico), welfare community.
A corollario delle iniziative Fse, il sostegno dei PO Fesr, che ammonta complessivamente a € 963.356.556 (di cui € 906.593.129 provenienti dalle aree in ritardo di sviluppo e in transizione e € 56.763.427 dalle Regioni più sviluppate), sarà invece principalmente convogliato verso iniziative dirette alla rigenerazione fisica economica e sociale delle comunità sfavorite nelle aree urbane e rurali (Pi 9b). Nell’ambito di tale priorità (selezionata da 9 Regioni) sarà in particolare sostenuta l’offerta di servizi abitativi innovativi per le persone in situazione di disagio e/o senza dimora, attraverso: l’introduzione di modelli innovativi, sociali ed abitativi, finalizzati a soddisfare i bisogni specifici dei soggetti target; la funzionalità ed il rinnovamento del patrimonio abitativo pubblico; l’introduzione di pratiche e servizi di accoglienza e di housing sociale per soggetti in difficoltà economica e sociale. Ampio spazio troveranno anche gli interventi di recupero del patrimonio edilizio pubblico e di spazi pubblici in condizioni di sotto-utilizzo e/o non più rispondente alle funzioni originarie, per l’inserimento di attrezzature e servizi in grado di innalzare la qualità della vita dei residenti (luoghi di cultura e di partecipazione civica, di pratica sportiva), nonché azioni dirette a promuovere progetti di riuso di beni confiscati e la valorizzazione di beni degradati in aree territoriali socialmente a rischio, attraverso il sostegno alle imprese sociali.
Si agirà inoltre sul versante dell’infrastrutturazione della rete dei servizi di cura e socio-educativi per ampliarne l’offerta e migliorarne le performance (Pi 9a selezionata da 7 Regioni), attraverso: iniziative dirette alla realizzazione di nuove infrastrutture o al recupero di quelle esistenti al fine di incrementare l’offerta di servizi socio-educativi per la prima infanzia e/o servizi di cura per gli anziani e le persone con limitazioni nell’autonomia; la qualificazione dell’offerta dei servizi attraverso l’introduzione di elementi di innovazione tecnologica ed ICT, con particolare riferimento alle soluzioni domotiche, che potranno consentire alle persone non autosufficienti e/o disabili di governare il proprio ambiente in maniera autonoma; la riorganizzazione della rete del welfare d’accesso, anche attraverso l’implementazione della telemedicina, lo sviluppo di reti tra servizi e risorse del territorio per favorire la non istituzionalizzazione della cura; l’attivazione di punti di accoglienza e pronto intervento sociale; l’erogazione di incentivi alle imprese private per la realizzazione di strutture di servizi integrativi per la prima infanzia (spazio gioco, centri per bambini e famiglie) e/o servizi di cura per gli anziani.