Il contesto programmatico
di Teresa Cianni
Tecnostruttura - Settore Fse
L’aumento del numero delle persone in condizioni di vulnerabilità socio-economica, negli ultimi anni, ha richiamato tutte le Istituzioni al massimo impegno nella definizione di strategie d’intervento, per l’inclusione sociale dei gruppi maggiormente svantaggiati, che agiscano sia sulla dimensione dell’inserimento lavorativo sia su quella dell’accesso a servizi sociali di qualità.
Le amministrazioni centrali e regionali hanno testimoniato la rilevanza assegnata al tema dell’inclusione sociale già in fase di programmazione, destinando all’Asse dedicato (OT 9) un significativo ammontare di risorse Fse: € 3.738.427.808 (quota UE più cofinanziamento); di questi 2.299.091.282 di euro provengono dai programmi regionali e rappresentano il 21% del totale dei POR (superando la soglia minima prevista dal Regolamento)(1) i restanti € 1.439.336.526 dai PON.
La priorità sulla quale si concentra la maggior parte del sostegno è quella relativa all’Inclusione attiva (€ 1.654.310.229,00) ciò in ragione del convincimento che per realizzare la coesione sociale sia indispensabile passare attraverso il lavoro. Le amministrazioni centrali e regionali hanno ritenuto infatti necessario garantire un effettivo inserimento nel mercato del lavoro per ottenere anche quello nella società, in particolare per i target più vulnerabili (quali ad esempio le persone disabili o le persone molto svantaggiate e a rischio di povertà).
La seconda priorità più rilevante della strategia di intervento dei PO è quella dedicata al miglioramento dell'accesso ai servizi, compresi servizi sociali e cure sanitarie d'interesse generale (€ 400.003.278). Investendo in tale priorità si intende, in particolare, fronteggiare la crescente domanda di servizi sociali e la loro riorganizzazione in chiave innovativa, nonché intervenire sui servizi di cura e socio-educativi - in un’ottica di ampliamento/potenziamento - anche al fine di migliorare la partecipazione (in specie quella femminile) al mercato del lavoro.
Alla promozione dell’imprenditorialità sociale e all’ integrazione socioeconomica delle comunità emarginate tra cui i Rom sono destinati rispettivamente € 75.492.818 ed € 71.314.269. Sull’imprenditorialità sociale interverrà principalmente il PON Città Metropolitane (destinandovi € 49.162.500) per promuovere o sostenere forme di partenariato locale di tipo bottom-up, dell’associazionismo e del terzo settore in grado di offrire servizi sociali e professionali adeguati ai contesti; sull’integrazione delle comunità emarginate insisteranno prevalentemente le iniziative del PON Inclusione sociale di supporto all’attuazione della Strategia nazionale di inclusione dei ROM e di contrasto alla marginalità estrema, attraverso l’attuazione di azioni di pronto intervento sociale e di accompagnamento nell’ambito di progetti mirati all’autonomia abitativa e alla prevenzione della condizione di senza dimora.
La priorità diretta alla promozione di strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo è stata selezionata, invece, solo da una Regione, che vi ha allocato € 18.711.000, dal momento che tali interventi potranno in ogni caso trovare spazio nell’ambito di specifici progetti dedicati alla promozione dell’innovazione sociale.
In allegato la ripartizione delle risorse Fse Pon e Por su OT 9, declinata anche per priorità di investimento.
L'attuazione delle policy
L’impegno assunto in fase di programmazione è proseguito in punto di attuazione, attraverso l’attivazione di numerose iniziative dirette a favorire l’integrazione nella società e nel tessuto produttivo dei gruppi maggiormente vulnerabili.
A poco più di due anni dall’approvazione dei Programmi sono stati, infatti, pubblicati a livello regionale e nazionale (PON Inclusione sociale) 80 bandi/avvisi pubblici, che hanno mobilitato complessivamente oltre 921 milioni di finanziamenti pubblici (2).
Di questi poco più di 877 milioni provengono dalle risorse Fse dei PO 2014-2020 (3) (il 26% circa dell’allocato dai POR e dal PON Inclusione sull’intero sessennio), i restanti 44 milioni di euro da altre fonti di finanziamento; gli avvisi hanno, infatti, previsto in taluni casi l’integrazione tra Fse ed altre fonti finanziarie nazionali e/o comunitarie (4). All’ammontare di cui sopra (921 Mln) si aggiungono le risorse dell’OT 9 dei POR che le Regioni hanno stanziato in favore dei Comuni attraverso la stipula di accordi di cooperazione (ex art. 15 L 241/90) o di protocolli d’intesa per la realizzazione di Investimenti Territoriali Integrati, le quali sono pari rispettivamente a € 1.076.576 e € 4.210.000.
Complessivamente quindi le risorse Fse mobilitate sull’OT 9 ammontano a quasi 927 milioni di euro
Il livello regionale
Sul piano regionale sono stati, in particolare, attivati 78 avvisi/bandi, 1 accordo di cooperazione con un Comune/Ambito e due ITI, con un impegno di risorse Fse dell’attuale programmazione pari a poco più di 370 milioni di euro, il 16% circa delle risorse previste per l’intero periodo di programmazione.
Il sostegno risulta concentrato in maniera prevalente sulla priorità d’investimento diretta all’inclusione attiva (Pi 9.i), alla quale sono destinati € 273.204.276 (il 74% circa delle risorse Fse messe a bando-trasferite), seguita dalla priorità dedicata al miglioramento dell’accesso ai servizi sociali e di cura (Pi 9.iv) con un ammontare di risorse pari a € 86.243.265 (il 23% delle risorse Fse messe a bando-trasferite). Solo tre Regioni hanno attivato le priorità dedicate all’integrazione socio economica delle comunità emarginate (Pi 9.ii), quella finalizzata alla promozione dell’imprenditorialità sociale (Pi 9.v) e quella relativa alla promozione di strategie di sviluppo locale partecipativo (Pi 9vi) sulle quali sono stati avviati bandi per complessivi euro 10.987.000 (il 3% circa del messo a bando Fse), nello specifico 3,6 Mln di euro (Pi 9.ii), 5 Mln di euro (Pi 9.v) e 2,4 Mln (Pi 9.vi).
In linea di massima, gli interventi risultano diretti a gruppi svantaggiati in generale, che ricomprendono varie dimensioni di vulnerabilità. Diverse amministrazioni hanno avviato, inoltre, iniziative focalizzate su target specifici, tra i quali risultano prioritari i disabili e i soggetti sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria (detenuti, persone che godono di misure alternative alla pena detentiva, soggetti in esecuzione penale esterna) (5). In favore di tali categorie sono stati in particolare messe a bando risorse (Fse) pari rispettivamente a € 50.393.212 per le persone con disabilità e € 33.437.466 per i soggetti in esecuzione penale. In alcuni territori sono state, altresì, previste iniziative dedicate in favore di persone vittime di violenza e di tratta, destinandovi quasi 5 Mln di euro (6).

Nel programmare gli interventi, la logica seguita è stata quella di combinare in un approccio integrato: misure di inclusione attiva, accompagnate da sostegni al reddito adeguati (finanziati a valere su risorse regionali); percorsi di attivazione e di accompagnamento al lavoro; supporto per la fruizione di servizi economicamente accessibili e di qualità. La pianificazione delle policy/misure di contrasto all’esclusione sociale è stata, inoltre, improntata ad un modello di governance partecipata che vede il coinvolgimento di diversi attori pubblici (Regioni, Ambiti territoriali/Comuni) e privati (Terzo settore) per la definizione di un welfare sostenibile in grado di agire sulle diverse dimensioni del bisogno (tutela socio-sanitaria, sostegno alla famiglia, nuovi servizi per l’accesso).
Andando ad analizzare più nel dettaglio le iniziative attivate, nell’ambito dell’inclusione attiva (PI 9.i), si rileva come la gran parte degli interventi sia costituito da misure di politica attiva per l’inserimento lavorativo (orientamento di base e specialistico, formazione, accompagnamento al lavoro, promozione di esperienze lavorative).
Nello specifico risultano prevalenti le attività formative, nell’ambito delle quali il ventaglio delle progettualità attivabili risulta piuttosto ampio e riguarda: percorsi (individuali o di gruppo) per l’acquisizione o il rafforzamento di competenze trasversali, percorsi per lo sviluppo o il potenziamento di competenze tecnico-professionali finalizzati al conseguimento di una qualifica professionale, formazione per la creazione d’impresa. Si tratta, in ogni caso, di una formazione personalizzata, tarata sulle esigenze specifiche del destinatario, che prevede la definizione a monte di un progetto individualizzato, redatto sovente in collaborazione con i servizi territoriali competenti (servizi sociali, socio sanitari, socio educativi) e le organizzazioni del terzo settore (onlus, cooperative sociali, associazioni) e finalizzato a sviluppare abilità personali, socio-relazionali, tecnico-professionali che possano agevolare il processo di inserimento occupazionale. Gli interventi formativi tendono, inoltre, a privilegiare modalità didattiche sperimentali, basate su un approccio di tipo laboratoriale e sull’apprendimento on the Job attraverso l’inserimento diretto nei contesti produttivi. Tali percorsi prevedono, di norma, il supporto di personale qualificato ed esperto nella tipologia di utenza considerata, che possa accompagnare il soggetto svantaggiato sia durante la fase di apprendimento teorico sia in quella di collocazione in azienda; in taluni casi gli interventi formativi sono stati, altresì, associati a misure di incentivazione in favore delle imprese (bonus assunzionali) dirette a favorire l’inserimento lavorativo di tali target, anche con modalità part- time o atipiche in termini di orario e di contributo produttivo.
In alcuni territori è stato dato impulso anche ad iniziative di mobilità formativa transnazionale e interregionale, che si estrinsecano nell’offerta di opportunità di stage da svolgersi presso organizzazioni (impresa o altra tipologia di organismo pubblico o privato) localizzate in altre regioni italiane o all’estero.
Di frequente utilizzo risulta lo strumento del tirocinio, quale modalità di apprendimento in situazione propedeutica all’inserimento lavorativo. In concreto, gli avvisi pubblici prevedono l’attivazione di tirocini extracurriculari di orientamento, formazione e inserimento/reinserimento finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione.
A corollario degli interventi formativi, sono state poi avviate azioni di accompagnamento, finalizzate a favorire l’accesso e la partecipazione di utenza in condizioni di svantaggio alle attività formative e a supportarne l’inserimento al lavoro, prevedendo ad esempio un sostegno economico a copertura dei costi di trasporto (anche con mezzi speciali) o per l’acquisizione di materiale didattico specifico e/o di ausili informatici ed elettronici in caso di utenza con particolari disabilità.
Sul versante delle imprese si è agito in un’ottica di sensibilizzazione, per sviluppare percorsi di apertura dei datori di lavoro pubblici e privati del territorio al reclutamento di persone in situazione di svantaggio sociale. Sono state, altresì, promosse nell’ambito della priorità dedicata (9.v) iniziative dirette a supportare le aziende nell’adozione di modelli di produzione improntati ai criteri della responsabilità sociale d’impresa, allo scopo di realizzare un ambiente più favorevole all’inserimento di target particolarmente vulnerabili.
Per quanto attiene alle iniziative di potenziamento/consolidamento/qualificazione dei servizi (PI 9.iv) l’azione regionale è stata innanzitutto orientata alla creazione, all’espansione o al miglioramento dei servizi socio-educativi per l’infanzia e, in misura marginale, dei servizi di cura per anziani e disabili. Sono stati in prevalenza erogati buoni/voucher per l’acquisto di servizi educativi per la prima infanzia (nidi, servizi educativi integrativi, servizi ricreativi) o di servizi socio assistenziali e socio-educativi-riabilitativi per disabili e anziani non autosufficienti. Solo in via residuale si è agito dal lato dell’offerta attraverso l’erogazione di contributi ai Comuni per la creazione di nidi comunali e all’attivazione di nuovi posti presso i nidi pubblici e privati.
Nel quadro degli interventi diretti all’integrazione socio economica delle comunità emarginate (Pi 9.ii) sono state promosse azioni dirette al potenziamento della rete dei servizi per il pronto intervento sociale, al fine di affrontare precocemente e preventivamente situazioni di fragilità sociale, facilitare l’accesso ai servizi di aiuto e sviluppare percorsi di inclusione sociale per persone a rischio in condizione di esclusione e grave marginalità o senza fissa dimora (supporto alla definizione del “contratto di accoglienza”, prestazioni individuali o di gruppo a carattere educativo).
In relazione alle strategie di sviluppo locale (Pi 9.vi) sono state avviate iniziative di rivitalizzazione dei territori attraverso l’attivazione di laboratori educativi e culturali, finalizzati a promuovere attività di animazione per la crescita personale e l’integrazione sociale dei giovani sui temi della legalità, della cittadinanza attiva, dell’educazione e tutela dell'ambiente, nonché, la partecipazione collettiva di ricostruzione della identità dei luoghi e delle comunità.
Al fine di consentire una presa in carico effettivamente multidimensionale (in una logica multiservizi) dei target svantaggiati e la realizzazione di azioni integrate, negli avvisi è stato spesso richiesto che i proponenti fossero costituiti da partenariati (ATS) comprendenti due o più dei seguenti soggetti: gli Ambiti Territoriali, gli organismi formativi, gli enti pubblici e privati che svolgono servizi sociali, sanitari ed assistenziali, le associazioni, gli enti di volontariato e le cooperative sociali, le reti che hanno tra i propri fini la lotta all’emarginazione, le Agenzie per il lavoro, le imprese e i loro consorzi.
Nell’ambito delle iniziative dirette al rafforzamento/qualificazione dei servizi sociali e di cura un ruolo di primo piano è stato attributo ai Comuni/Ambiti Territoriali, in ragione della loro competenza istituzionale nell’erogazione di taluni servizi, i quali figurano in 9 bandi sui 13 attivati nella priorità d’investimento dedicata (Pi 9.iv) quali unici soggetti o capofila di partenariati ammessi a presentare proposte a valere sugli avvisi attivati dalle Regioni.
Sotto il profilo delle modalità procedurali di coinvolgimento dei Comuni/Ambiti le amministrazioni regionali hanno seguito approcci differenziati, rispetto ai quali si illustrano di seguito (a titolo esemplificativo) tre possibili modelli (7).
In un caso è stato siglato un Accordo di Cooperazione (ex art. 15 L. 241/90) per la realizzazione di specifiche aree d’intervento delineate nell’Asse Inclusione dei PO. Nell’ambito dell’Accordo sono state definite le risorse finanziarie destinate al Comune/Ambito per l’intero periodo di programmazione, declinate in maniera puntuale le azioni da attivare e le risorse a disposizione, i tempi di attuazione, le tipologie di destinatari finali e i criteri di loro eleggibilità, i target fisici e finanziari da raggiungere, le procedure da utilizzare per la selezione dei soggetti gestori dei servizi e delle persone fisiche, nonché le voci di costo ammissibili. Una Regione ha, invece, previsto la definizione a monte da parte degli Ambiti Distrettuali (in raccordo con gli altri soggetti istituzionali coinvolti) di un Piano Integrato Territoriale nel quale sono tratteggiati gli obiettivi, le priorità e le misure d’intervento per l’inserimento sociale e lavorativo delle persone in condizione di fragilità/vulnerabilità, nonché l’organizzazione e le modalità di coordinamento con i programmi per le politiche del lavoro e i piani sociali di zona. I piani integrati di ciascun ambito distrettuale sono approvati con accordo di programma sottoscritto da Regione, Azienda unità sanitaria locale, Comuni e/o Unione dei Comuni. La Regione, sulla base delle misure identificate nel piano stesso, individua (tramite avviso pubblico) gli enti attuatori in grado di erogare le prestazioni di politica attiva del lavoro finanziate con le risorse del Fondo sociale europeo. Nell’avviso sono predefinite le risorse per ciascun ambito distrettuale per il quale il soggetto attuatore potrà candidare una sola operazione; tale soggetto dovrà, in concreto, accompagnare le persone inviate nominativamente dall'équipe multi-professionale nell’attuazione di quanto previsto dal programma personalizzato d'interventi con riferimento alle misure di politica attiva definite dal Patto di Servizio, sottoscritto dai componenti e dalla persona in condizioni di fragilità e vulnerabilità. Un’altra amministrazione ha emanato un avviso dedicato (in via esclusiva) agli Ambiti Territoriali Sociali diretto al rafforzamento della dotazione organica per una più efficace implementazione dei servizi erogati agli utenti. Più nel dettaglio, in risposta all’avviso (in cui per ciascun Ambito sono fissati dei massimali di progetto), gli stessi devono presentare alla Regione proposte progettuali finalizzate al potenziamento di taluni servizi, quali ad esempio sportelli sociali, servizi di presa in carico di assistenza educativa e supporto alla genitorialità, nonché alla promozione di tirocini e azioni di accompagnamento al lavoro dei soggetti svantaggiati.
In alcuni contesti è stato previsto, tra l’altro, il ricorso alla complementarietà Fse-Fesr allo scopo di riconoscere alle imprese che assumono soggetti svantaggiati le spese connesse, ad esempio, alla creazione di nuovi rami d’azienda o di nuove imprese. Sono state altresì utilizzate forme di complementarietà tra diversi Assi del PO (ad esempio tra OT8 e OT9) per garantire, al contempo, il rafforzamento dei servizi coinvolti nella presa in carico del soggetto vulnerabile e l’attivazione di percorsi di inclusione lavorativa.
In risposta alle sollecitazioni della UE di pervenire ad una riduzione degli oneri a carico dei beneficiari, sono state, infine, delineate modalità di presentazione della domanda (e della documentazione allegata) on line e previsto il ricorso alle opzioni di semplificazione per alleggerire gli adempimenti legati alla rendicontazione delle spese.
Il livello nazionale
A livello nazionale a valere sul PON Inclusione sociale sono stati pubblicati, nell’ambito della priorità destinata all’inclusione attiva (Pi 9.i), due avvisi con i quali sono state messe a bando risorse pari a 537 milioni di euro circa, di cui quasi 512 milioni Fse (il 43% del programmato sull’intero sessennio) e 25.000.000 a valere sul Fead, per interventi da realizzare nel triennio 2016-2019.
Più nel dettaglio il primo bando è destinato a supportare gli ambiti territoriali per lo svolgimento delle funzioni connesse all’attuazione del SIA: Servizi di segretariato sociale per l’accesso, Servizio sociale professionale per la valutazione dei bisogni, interventi per l’inclusione attiva, Accordi di collaborazione in rete con le altre istituzioni pubbliche competenti.
Il secondo avviso, che prevede l’integrazione tra risorse Fse e Fead, è invece volto a sostenere gli enti territoriali nell’ attuazione degli interventi in materia di servizi e interventi rivolti alle persone senza dimora. I finanziamenti Fse saranno destinati al rafforzamento della rete dei servizi per il Pronto Intervento Sociale; quelli del Fead agli interventi a bassa soglia quali la distribuzione di beni di prima necessità e di altri beni materiali (ad esempio di dotazioni per alloggi di transizione a corredo dei progetti di inclusione abitativa, ecc.).